Gandolfi nuovo presidente Upi, nella delegazione marchigiana anche Ortenzi e Vagnozzi
UPI – Il presidente Upi Marche, Giuseppe Paolini: «Complimenti e buon lavoro al nuovo presidente, proseguiamo con determinazione il cammino intrapreso, per dare di nuovo dignità e risorse alle Province e dare così risposte ai cittadini».
Pasquale Gandolfi, presidente della Provincia di Bergamo, è il nuovo presidente nazionale dell’Unione delle Province d’Italia, eletto per acclamazione in una gremita Sala della Protomoteca del Campidoglio a Roma. A votare anche la delegazione dell’Upi Marche, guidata dal presidente, Giuseppe Paolini, che ha espresso i suoi complimenti al collega, augurandogli buon lavoro: «Ed ora proseguiamo insieme con determinazione il cammino intrapreso, per dare di nuovo dignità e risorse alle Province perché solo così possiamo rispondere ai cittadini», ha commentato Paolini. A rappresentare la regione anche i vice presidenti Daniele Carnevali e Sandro Parcaroli, il componente del Consiglio direttivo, il presidente della Provincia di Fermo, Michele Ortenzi, i delegati nominati dall’Assemblea regionale, Filippo Bartolucci, Oriano Giovanelli e il consigliere provinciale (e comunale a Porto San Giorgio, ndr) Giulia Vagnozzi, la direttrice regionale, Valeria Ciattaglia. I lavori dell’Assemblea congressuale dell’Upi si sono aperti nella mattinata di oggi (10 dicembre) alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Ritorno alla legittimazione democratica, riequilibrio tra funzioni e risorse, certezza normativa, sono le parole che hanno risuonato più volte in sala, negli interventi delle Autorità che hanno dato il loro benvenuto a tutti i rappresentanti delle Province d’Italia. Dal sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, al presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, al presidente Upi Lazio, Alessandro Romoli, tutti hanno rimarcato la necessità di attuare realmente quanto stabilito dalla Costituzione, ripristinando il “sistema Province” ed avviando quella che il presidente uscente di Upi, Michele De Pascale ha chiamato “controriforma”, a dieci anni dalla legge 56/2014, la così detta Legge Delrio che ha riorganizzato gli enti provinciali, trasformandoli in soggetti di secondo livello. «Un cammino iniziato con determinazione ed ostinazione nell’interesse dei nostri territori e delle loro comunità, ma che non siamo riusciti a portare a termine – ha affermato De Pascale nel suo discorso di congedo, al termine del suo mandato –. Ma siamo riusciti, grazie all’Upi, a dare di nuovo centralità e rispetto alle Province. Tanto del poco che oggi avete è frutto del lavoro di questi cinque anni, segnati anche da una pandemia e da crisi internazionali. Le Province – ha continuato – rappresentano la cittadinanza sostanziale, sul loro territorio vive il 60 per cento della popolazione. Le Province sono i 2,5 milioni di ragazzi che frequentano le nostre 5mila scuole, sono le strade che collegano piccoli comuni con grandi città. Le Province garantiscono connessioni e coesione sociale ed è ormai chiaro che non è possibile fare a meno di esse».
Contenuti, quelli affrontati nella mattinata, che costituiscono l’ossatura del manifesto programmatico presentato nel pomeriggio e consegnato nelle mani del nuovo presidente, nel quale si parla anche del ritorno all’elezione diretta di presidente e Consiglio, ma anche della reintroduzione della Giunta provinciale, dell’immissione di personale altamente specializzato e della formazione continua dei dipendenti, del consolidamento e dell’ampliamento delle funzioni fondamentali, dalla pianificazione strategica al coordinamento dello sviluppo locale, al governo del territorio fino ai temi ambientali. Documento sostenuto con forza anche dal presidente Upi Marche, Giuseppe Paolini, intervenuto nel pomeriggio di oggi.
«Michele De Pascale questa mattina si è scusato per non essere riuscito a portare a termine la riforma con la reintroduzione dell’elezione diretta del presidente e dei consiglieri delle Province. Michele non deve chiedere scusa a nessuno perché sappiamo come abbiamo lavorato e quello che abbiamo fatto in questi anni. Oggi possiamo dirci che se non fosse stato per un forte senso civico e per l’amore che abbiamo per il nostro territorio, probabilmente non saremmo in molti qui e in pochi saremmo a lavorare per le nostre Province, noi che già ricopriamo anche l’impegnativo ruolo di sindaci ed amministratori locali. La riforma – ha proseguito Paolini – deve essere fatta per dare alle Province di nuovo quel ruolo assegnato loro dalla Costituzione nel 1948. L’attuale situazione è una sconfitta della democrazia e della politica. Dobbiamo ridare dignità, funzioni e risorse alle Province perché dobbiamo delle risposte ai nostri cittadini. Strade, manutenzione del verde, gestione delle emergenze climatiche, sicurezza delle scuole, questi sono i servizi per i quali dobbiamo intervenire, materie che hanno a che fare con la vita quotidiana delle persone».
A chiudere i lavori, dopo l’intervento del neo presidente Gandolfi che domani, mercoledì 11 dicembre, terrà la sua relazione programmatica, il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie della Repubblica Italiana, Roberto Calderoli.
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