Società

Gandhi no, Kissinger sì: le strane storie sull’assegnazione del Nobel per la Pace, in attesa del premio 2025

Il comitato norvegese che assegna il Nobel per la pace ha ricevuto 338 candidature per il premio 2025, 94 di queste sono organizzazioni. Le candidature devono essere presentate entro il 31 gennaio dell’anno in corso e la lista completa di quelle accettate rimane segreta per cinquanta anni. Negli anni sono state premiate molte associazioni e organizzazioni internazionali, lo scorso anno il movimento dei sopravvissuti alle bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki, ma spesso sono stati singoli a ricevere il premio.

Questo spera Donald Trump che da anni ormai dice di meritare il Nobel per la pace e dice di aver risolto sette conflitti solo negli ultimi mesi a sostegno della sua candidatura. Non ultimo nei suoi conteggi c’è l’accordo con Israele e Hamas, dei giorni scorsi, ma in realtà questo potrebbe influenzare il premio per l’anno prossimo, non quello che viene annunciato il 10 ottobre e che sarà consegnato a dicembre.

Non è poi per iniziativa popolare che si candida al Nobel. Sono legittimati a farlo parlamentari, ex capi di Stato, professori universitari di specifiche discipline, direttori di istituti per la pace e membri di ONG premiate in passato. Trump vuole essere come Obama, premiato a inizio mandato, non senza polemiche, quasi come augurio di pace.

L’Ispi ha pubblicato alcuni anni fa un articolo citando le parole di Asle Sveen, storico del premio Nobel secondo il quale «è sempre rischioso promuovere qualcuno. Non si è in grado di prevedere cosa può accadere in futuro. È questo ciò che rende il Nobel per la pace diverso da tutti gli altri. Altrimenti lo si assegnerebbe solamente a chi è ormai in punto di morte».

Ghandi, campione di pacifismo e simbolo della non-violenza nel XX secolo è stato nominato molte volte fra il 1937 e il 1948, ma non ha mai vinto. Nell’anno della sua morte, il 1948, non il Comitato decise di non assegnare il premio per l’assenza di candidati idonei in vita.

Obama e gli altri

Il confronto che Trump fa abitualmente è quello con Barack Obama, vincitore nel 2009 per l’impegno a rafforzare diplomazia e cooperazione internazionale. Le truppe Usa erano ancora in Afghanistan, non c’erano trattative aperte in Medio Oriente. Insomma non aveva conseguito obiettivi, come quelli che dichiara Trump. Ci sono altre presidenti americani premiati e non tutti con polemiche annesse. Theodore Roosevelt fu premiato nel 1906 per aver negoziato la pace nella guerra russo-giapponese del 1904-1905 e risolto una disputa con il Messico ricorrendo all’arbitrato. Woodrow Wilson venne premiato nel 1919 come fondatore della Società delle Nazioni. Jimmy Carter, alla Casa Bianca dal 1977 al 1981, ricevette il premio nel 2002 «per l’impegno instancabile e decennale nel trovare soluzioni pacifiche ai conflitti internazionali e nel far avanzare democrazia e diritti umani». Nel 2007 lo ha avuto Al Gore per il suo impegno contro il cambiamento climatico.


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