Fuzz e catarsi: accendiamo i riflettori sull’imminente “Heavy Psych Sound Fest 2025”

Heavy Psych Sound Fest, in arrivo in Italia a maggio, nelle location di Bologna (TPO) e Venezia (Rivolta), è un vero e proprio viaggio elettromagnetico nelle nebbie doom e stoner rock, in quella dimensione dello spettro sonoro dove le onde si addensano, i loro riverberi si allungano, come se fossero miraggi nel deserto, e i fuzz si attorcigliano alle nostre sinapsi, arrivando a deformare e dissolvere quella torbida palude esistenziale che è la nostra quotidianità.
Heavy Psych Sound Fest è una vipera elettrica, una ribellione a colpi di watt contro la buon-costume che ci manipola e governa, è la via di fuga psichedelica a giornate che, normalmente, si incanalano lungo binari prefabbricati di faccine sorridenti e schermi luminosi.
I Mars Red Sky saturano i nostri stessi incubi, con una spirale acida che re-assembla e rinnova gli anni Sessanta in base al nostro frenetico ed urgente presente, costruendo un linguaggio musicale accattivante e capace di scrutare e di codificare l’ignoto, ben oltre le nostre percezioni terrene e rompendo, di conseguenza, le barriere limitanti del conscio, così da spalancarci le porte dell’infinito.
I Conan, invece, trasformano le loro chitarre in pesanti muri magmatici, mentre le ritmiche massicce ti schiacciano a terra e spingono via il male dalla tua anima e, soprattutto, dal tuo corpo. Intanto, i Monkey3 costruiscono ed elaborano trame che sembrano essere state generate dalla fatidica collisione tra fantascienza e progressive metal, facendo sì che ogni brano diventi una colonna sonora interiore e visionaria, in grado di stimolare la nostra immaginazione, che, per troppo tempo, è stata mortificata, imprigionata e ridotta al silenzio.

E poi ci sono gli Stoned Jesus, malinconici maestri della rabbia, che sgombrano, dalla nostra vista, le inutili bugie e ipocrisie di questo mondo di sciocche facciate, offrendoci quella che è sì una medicina amara, ma è anche l’unica cura alle ferite che la nostra società preferisce dimenticare, ignorare e continuare, imperterrita, vile ed ostinata, a negare.
Dunque, in un sistema sociale, politico ed economico che ci vuole, necessariamente, funzionali, normalizzati, prevedibili e produttivi, le band di questo festival ci rammentano quello che è sempre stato il potere trasformativo e terapeutico della musica tribale, nonché le sue visioni rivelatorie e sciamaniche e la volontà di spezzare il ciclo di inganni e colpevoli compiacenze che ci vede, purtroppo, tutti coinvolti.

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