Società

Fumo passivo, perché il divieto di fumare anche all’aperto ha senso: le prove scientifiche dietro la svolta francese

Da domenica 29 giugno in Francia non si può più fumare in numerose aree all’aperto tra cui parchi, giardini pubblici, spiagge, aree verdi urbane e i dintorni di scuole e strutture sanitarie, sotto i 10 metri. È una delle iniziative più visibili del piano France Sans Tabac, il programma governativo mirato a diminuire in modo drastico il numero di fumatori nel paese. Il governo di François Bayrou ha spiegato che la misura mira soprattutto a proteggere i bambini dal fumo passivo e a ridurre la percezione che fumare sia un comportamento normale e accettabile nella vita quotidiana. Specie in un paese la cui cultura è fortemente impregnata di riferimenti al fumo, dal cinema ad Air France, che solo nel 2000 – circa una decina di anni dopo le altre compagnie – vietò di fumare a bordo dei propri aerei.

Anche all’aperto il fumo passivo può danneggiare chi si trova nelle vicinanze, perché la dispersione delle sostanze tossiche non è sempre immediata né uniforme. Il governo francese ha inoltre sottolineato come queste misure siano pensate per limitare l’esposizione involontaria al fumo ma anche per inviare un messaggio culturale forte, rendendo il gesto di accendere una sigaretta sempre meno frequente e socialmente accettato, specie in contesti frequentati dai minori. La legge non prevede sanzioni per i primi tempi ma solo richiami e consente il fumo dei dehors dei locali pubblici, non riguarda infine le sigarette elettroniche: eccezioni significative che ne annacquano un po’ il senso.

Fumo passivo all’aperto: un rischio reale

Sebbene molte persone ritengano che fumare all’esterno non rappresenti un problema per chi sta intorno, molte ricerche hanno smentito questa falsa convinzione. Studi scientifici hanno dimostrato che in prossimità di un fumatore, persino all’aperto, i livelli di particolato fine (PM2.5) possono salire rapidamente, raggiungendo concentrazioni simili a quelle rilevate in ambienti chiusi dove il fumo è consentito. Un’indagine del 2023 pubblicata su Nicotine & Tobacco Research, condotta dalla Seoul National University ha per esempio analizzato le concentrazioni di PM2.5 — particolato fine indicatore di fumo passivo — a diverse distanze da una fonte attiva (da 6 a 21 metri), in condizioni outdoor. Il risultato? A ogni distanza misurata, i livelli di PM2.5 erano significativamente superiori allo zero, con concentrazione decrescente all’aumentare della distanza ma tuttavia ancora rilevabile fino a 21 metri. L’analisi ha anche individuato il vento come variabile determinante nella propagazione delle particelle.

Altro elemento determinante arriva da una revisione sistematica del 2024, pubblicata su BMC Public Health, che ha valutato la qualità dell’aria nei dehors di bar e ristoranti semi-chiusi: è stato registrato un incremento di concentrazioni di PM2.5 da 10,9 a 91 μg/m³ — ben al di sopra dei limiti raccomandati dall’OMS — con valori elevati anche nelle aree immediate circostanti. Questo conferma che la presenza di fumatori influisce sulla qualità dell’aria anche all’aperto, esponendo bambini e adulti a rischi rilevanti.

Bambini e soggetti fragili: i più vulnerabili

Il fumo passivo rappresenta un pericolo particolarmente serio per i bambini, il cui sistema respiratorio è più sensibile e il cui organismo è meno efficiente nel neutralizzare le sostanze tossiche inalate. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità circa 600mila decessi all’anno nel mondo sono attribuibili al fumo passivo e quasi un terzo riguarda minori (OMS). Secondo alcune stime, dei 7 milioni di morti l’anno per fumo addirittura 1,6 sarebbero da includere fra i fumatori passivi. Numerosi studi hanno collegato l’esposizione al fumo di seconda mano in età pediatrica a un rischio più elevato di infezioni respiratorie, di asma, di otiti ricorrenti e, nei neonati, alla sindrome della morte improvvisa infantile (SIDS).

Anche per gli adulti brevi esposizioni al fumo passivo possono avere effetti dannosi. L’American Heart Association ha documentato come bastino pochi minuti per causare alterazioni nella funzione dei vasi sanguigni e aumentare la probabilità di eventi cardiovascolari, come infarti o ictus, dimostrando che – come d’altronde per l’alcol – non esiste una soglia sicura di esposizione.

Misure restrittive, ma necessarie

La scelta della Francia di estendere il divieto anche agli spazi aperti si fonda dunque su solide evidenze scientifiche. L’OMS ribadisce da tempo che le politiche antifumo negli spazi pubblici, inclusi quelli all’aperto, sono tra le misure più efficaci per ridurre l’esposizione collettiva al fumo passivo e prevenire le più profonde conseguenze sanitarie.

Non si tratta solo di una questione sanitaria immediata ma naturalmente anche di un salto culturale: vietare il fumo in spazi frequentati da bambini e famiglie contribuisce a modificare la percezione sociale del fumo, rendendolo progressivamente meno accettabile e meno presente nella quotidianità. La mossa francese si colloca in questa prospettiva, dimostrando che, quando si parla di salute pubblica, anche l’aria aperta non sempre garantisce sicurezza se c’è tabacco di mezzo.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »