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Fuga finita per Andrea Cavallari, condannato per la strage di Corinaldo: è stato arrestato a Barcellona dopo due settimane

Dopo due settimane di latitanza, si è conclusa a Barcellona la fuga di Andrea Cavallari, 26 anni, uno dei membri della cosiddetta banda dello spray, condannato a 11 anni e 10 mesi per la strage della Lanterna Azzurra di Corinaldo. Era evaso lo scorso 3 luglio approfittando di un permesso ottenuto per discutere la tesi di laurea in Scienze giuridiche all’Università di Bologna.

A catturarlo, in Spagna, sono stati gli agenti del Nucleo investigativo regionale della Polizia Penitenziaria, con il supporto di carabinieri, polizia e autorità locali, in un’operazione coordinata dalle Procure di Bologna e di Ancona. Secondo quanto trapelato, Cavallari sarebbe stato fermato a metà mattina mentre passeggiava per strada a Barcellona, apparentemente senza misure particolari per nascondersi.

Il 3 luglio sembrava il giorno del riscatto. Andrea Cavallari, originario di Bomporto (Modena), aveva ottenuto dal magistrato di Sorveglianza un permesso premio per laurearsi in giurisprudenza. Il giovane aveva discusso la tesi, ricevendo 92 su 110, con specializzazione in Consulente del lavoro e relazioni aziendali. Dopo le foto di rito e un pranzo con i familiari, è sparito nel nulla. Alle 15 di quello stesso giorno non ha fatto ritorno in carcere. Un’assenza che ha aperto un’indagine per evasione da parte della Procura di Bologna.

Cavallari stava scontando una lunga condanna per i fatti della notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, quando nella discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona), durante un concerto del rapper Sfera Ebbasta, morirono cinque minorenni e una madre di 39 anni, travolti nella calca scatenata dall’uso criminale di spray urticante.

Secondo le ricostruzioni giudiziarie, il gruppo — tutti giovani della Bassa Modenese, tra i 19 e i 22 anni — utilizzava lo spray per derubare i presenti nel caos. Andrea Cavallari era considerato uno dei leader della banda. Nel 2019 furono arrestati e condannati per omicidio preterintenzionale plurimo, furto, rapina e lesioni personali.

Il permesso concesso a Cavallari per discutere la tesi non prevedeva scorta. L’assenza di accompagnamento era motivata dalla buona condotta in carcere e dalla prossimità agli sconti di pena previsti dalla legge.

«Da tempo sosteniamo che la polizia penitenziaria deve essere valorizzata di più nelle informazioni da fornire alla Sorveglianza», ha commentato al Resto del Carlino Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto del Sappe, il sindacato di polizia penitenziaria. «Sono gli agenti, a contatto 24 ore su 24 con i detenuti, che possono capire se un comportamento è realmente positivo o solo di facciata».

Il Ministero della Giustizia ha aperto un’istruttoria interna per verificare le responsabilità e la dinamica della concessione del permesso.

La fuga di Cavallari ha scatenato reazioni furenti da parte delle famiglie delle vittime della strage. A Repubblica, Paolo Curi, marito di Eleonora Girolimini, madre 39enne morta a Corinaldo, ha dichiarato: «La sua fuga è un ulteriore schiaffo in una vicenda senza giustizia. Quei criminali della banda dello spray non si sono mai pentiti. Come è stato possibile che potesse andare all’università senza una scorta?».

Le indagini si sono concentrate su Modena e Bologna, ipotizzando che la fuga fosse stata pianificata con l’aiuto di complici. Per due settimane, le forze dell’ordine hanno cercato tracce e movimenti. Alla fine, la svolta è arrivata in Spagna. È ora attesa la procedura per l’estradizione in Italia, dove Cavallari dovrà rispondere anche del reato di evasione.


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