“frequentava un ragazzo”. Il dettaglio nelle chat di Leila
Un mistero che si tinge di ombre e domande senza risposta. Leila Yuki Khelil, 39 anni, avvocata originaria di Los Angeles, era arrivata a Roma per un corso di specializzazione.
Il 15 luglio il suo corpo è stato scoperto senza vita nel suo appartamento di via Guattani, a pochi passi da Villa Torlonia. Una morte che all’inizio sembrava naturale, ma che col passare dei giorni appare sempre più enigmatica.
La Procura non parla di omicidio, ma ha aperto un fascicolo per “morte in conseguenza di altro reato”.
Intanto la famiglia, assistita dall’avvocato Francesco Zofrea, non si arrende: ha chiesto il supporto dell’ambasciata statunitense e avviato indagini difensive parallele.
I dettagli che non tornano
Il corpo di Leila è stato trovato vestito e truccato, senza segni di effrazione alla porta. Se qualcuno era con lei, aveva accesso all’appartamento.
L’autopsia ha stabilito che la morte risaliva ad almeno 48 ore prima del ritrovamento: i lividi presenti sul cadavere potrebbero essere frutto della decomposizione, ma gli inquirenti non escludono altre ipotesi.
Un elemento emerso dalle chat su Teams incuriosisce gli investigatori: la donna aveva confidato a una connazionale di frequentare un ragazzo a Roma. Un dettaglio che ora diventa un tassello importante nelle indagini.
In attesa di risposte
Il telefono della vittima è stato sequestrato e verrà analizzato in ogni dettaglio: chiamate, messaggi, contatti. Saranno decisivi anche gli esami tossicologici, per chiarire se Leila abbia assunto farmaci o sostanze, volontariamente o meno.
La famiglia attende il nulla osta per la traslazione della salma:
«Dobbiamo aspettare l’esito degli accertamenti tecnici – spiega l’avvocato Zofrea – ma stiamo portando avanti anche indagini difensive».
Un giallo che, giorno dopo giorno, si arricchisce di particolari. Ogni dettaglio può fare la differenza. Ogni pista può trasformare questa storia da tragedia improvvisa a verità nascosta.
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