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Francesco, il Papa che arrivò ovunque

È una delle eredità più importanti del pontificato di Francesco, il magistero della pace in un mondo che si riarma. Il discorso sembra scritto oggi, alla luce anche delle ultime escalation belliche e delle decisioni politiche degli Stati, ma risale al 2014: «Ci sono sistemi economici che per sopravvivere devono fare la guerra. Allora si fabbricano e si vendono armi e così i bilanci delle economie che sacrificano l’uomo ai piedi dell’idolo del denaro ovviamente vengono sanati. E non si pensa ai bambini affamati nei campi profughi, non si pensa ai dislocamenti forzati, non si pensa neppure a tante vite spezzate». Già allora parlava delle «guerre dimenticate», della guerra mondiale a pezzi, pezzi che via via si stanno avvicinando tra loro. Appelli quelli di Bergoglio che riletti oggi – anche alla luce del messaggio di Leone XIV in uno dei suoi ultimi discorsi – appaiono più nitidi ma di cui oltre dieci anni fa non molti ne coglievano la portata. Posizioni forti, spesso controcorrente, al centro di polemiche e di critiche, che hanno suscitando grande attenzione e simpatia anche in chi era ed è lontano dalla fede.

Una personalità complessa che lascia un’eredità enorme, per la cui comprensione ora arriva in libreria Francesco. Il Papa della misericordia. Jorge Mario Bergoglio visto da vicino, scritto da Andrea Tornielli, uno dei giornalisti che lo ha conosciuto meglio, sin dai tempi della sua carica di arcivescovo di Buenos Aires. Lo incontra per la prima volta nel 2005, al tempo del conclave che elesse Benedetto XVI – ma dove l’argentino prese molti voti, ben 40, come è stato poi ampiamente confermato – e da quel momento Tornielli, allora al «Giornale» e successivamente alla «Stampa» come vaticanista e commentatore, coltiverà con Bergoglio un fitto rapporto personale fatto di incontri, telefonate, lettere, dal cui racconto emerge anche lo spaccato dell’uomo-Bergoglio, visto attraverso gli occhi di un giornalista e scrittore, con l’avvertenza che la gran parte dei contenuti riguardano il periodo antecedente la sua assunzione nel dicembre 2018 dell’incarico di direttore dei media vaticani, carica che tuttora ricopre.

Il libro è un percorso del pontificato letto attraverso alcuni eventi particolari, interviste all’autore, iniziative personali del pontefice come le sue frequenti telefonate a persone che mai nella vita avrebbero pesato di riceverne una dal Papa, come il caso dello scrittore e di bioetica Mario Palmaro, che assieme ad Alessandro Gnocchi aveva scritto un libro – Questo papa piace troppo – in cui erano raccolti i loro articoli sul quotidiano «il Foglio» in cui venivano mosse critiche al pontificato. Palmaro si ammala di cancro, Tornielli lo conosce bene e in un’occasione riferisce a Bergoglio del suo stato di salute: di lì a poco Francesco lo chiamerà, e nel corso della conversazione dirà di aver compreso le critiche che gli erano state mosse, «e come fosse importante per lui riceverle». Nel libro sono raccontati, da chi li ha vissuti da vicino (compreso chi scrive), eventi del pontificato anche molto critici, come il viaggio nelle Filippine del 2015, dove era prevista una visita a Tacloban, che era stata colpita da un terribile tifone poco più di un anno prima e che aveva provocato diecimila morti. È una tappa rischiosa, il tempo è orribile, è in arrivo un piccolo tifone, ma Bergoglio non molla: si deve andare a tutti i costi. L’areo decolla all’alba, al comando ci sono i due migliori piloti militari delle Filippine, l’arrivo è problematico, ma il Papa sbarca. Sulla città diluvia e in pochi minuti – ricorda Tornielli – la veste bianca è zuppa, lui è senza ombrello, si mette solo un impermeabile giallo di nylon, praticamente inutile. Tutto a va ruota libera: l’omelia la pronuncia a braccio in spagnolo (non legge il testo in inglese come previsto), il vento supera i 70 chilometri, incontra i superstiti, la sua omelia colpisce davvero tutti, forse resterà un caso unico nel pontificato. La partenza viene accelerata – ricorda Alberto Gasbarri, l’allora responsabile dei viaggi papali – «previsioni pessime, se non decolliamo entro le 13 rischiamo di non partire», disse allo staff. I 30 chilometri per raggiungere l’aeroporto sono percorsi con la papamobile scoperta sotto la pioggia battente, e al decollo l’aereo barcolla parecchio, mentre quello dove viaggia la delegazione del governo filippino, decollato meno di un’ora dopo, sbanda e va fuori pista. Il giorno dopo la messa conclusiva del viaggio a Manila sarà la cerimonia più partecipata dello storia: la stima fu di 7 milioni di fedeli.

Andrea Tornielli, Francesco. Il Papa della misericordia. Jorge Mario Bergoglio visto da vicino, Edizioni Piemme, pagg. 208, euro 18,90


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