Francesco, aggredito a Treviso da giovanissimi, è morto dopo 15 giorni di agonia
Francesco Favaretto, giovane di 22 anni, è deceduto questa mattina a seguito delle gravissime ferite riportate nel brutale pestaggio avvenuto la sera del 12 dicembre scorso nel cuore del centro storico di Treviso. L’aggressione, che ha visto coinvolti dieci giovanissimi, di cui sei minorenni, colpirlo anche con una bottiglia rotta, si è rivelata fatale per il ragazzo, dopo quasi due settimane di agonia.
Le indagini, condotte dalla squadra mobile sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Treviso e, per i minorenni, della magistratura di Venezia, hanno portato a un’accusa pesantissima per tre degli aggressori: omicidio volontario in concorso. Tra loro, un sedicenne, che potrebbe anche dover rispondere dell’aggravante della premeditazione.
Secondo gli inquirenti, la tragica vicenda avrebbe come movente un contenzioso legato agli stupefacenti. Non solo la droga sarebbe stata la causa scatenante dell’alterco, ma anche il fattore che avrebbe amplificato la ferocia degli aggressori. Molti dei giovani coinvolti avrebbero ammesso di aver assunto sostanze psicotrope, principalmente ketamina, poco prima dell’attacco. Queste sostanze, secondo gli investigatori, avrebbero alterato gravemente la percezione e il controllo dei membri del branco, spingendoli a compiere gesti di violenza estrema.
La sera dell’aggressione, al centro dello scontro ci sarebbe stato un quantitativo di hashish che Francesco Favaretto avrebbe rifiutato di consegnare. Il giovane è stato inseguito lungo le strette vie della città e infine accerchiato in una piazzetta, tra le auto in sosta. Qui è stato aggredito brutalmente: colpito a mani nude, accoltellato e infine ferito mortalmente con i cocci di una bottiglia infranta che avrebbero reciso vasi sanguigni vitali.
Gli aggressori, prima di fuggire, avrebbero derubato la vittima dei suoi effetti personali, compreso un cellulare, poi gettato nel fiume Sile. Il dispositivo è stato recuperato solo pochi giorni fa dai sommozzatori, fornendo ulteriori elementi utili agli investigatori.
Nonostante l’intervento rapido dei soccorsi, le ferite riportate da Francesco, in particolare un grave trauma cranico e una massiccia emorragia, si sono rivelate irreparabili. Dopo giorni di lotta tra la vita e la morte, lunedì mattina il suo cuore ha cessato di battere.
La vicenda ha riacceso i riflettori sul disagio giovanile e sulla pericolosa deriva che coinvolge una parte delle nuove generazioni. Durante la conferenza stampa di fine anno, il Questore di Treviso, Alessandra Simone, ha lanciato un appello forte e chiaro. “Assistiamo a una deriva di certe fasce di popolazione giovanile,” ha dichiarato Simone. “È fondamentale che tutte le componenti sociali lavorino insieme per affrontare questo problema. I giovani, ragazze e ragazzi, devono essere recuperati. Non possiamo più permetterci di ignorare segnali così preoccupanti.”
La città, intanto, si interroga e si stringe attorno alla famiglia di Francesco, distrutta dal dolore per una perdita tanto ingiusta quanto insensata. Un corteo silenzioso per ricordare il giovane è già stato annunciato per i prossimi giorni, nel tentativo di lanciare un messaggio contro ogni forma di violenza e per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli legati alla diffusione di sostanze stupefacenti tra i più giovani.
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