Francesca Barra sulle foto di nudo create dall’AI: «Non è pornografia, è violenza. Il problema non sono le immagini, ma l’assenza di consenso. Una donna deve poter decidere del proprio corpo»
La cosa su cui Francesca Barra vuole riflettere in questa intervista in merito allo scandalo delle sue foto nuda generate dall’AI per un sito per adulti è il tema del consenso. «Tutti stanno scrivendo che mi è mancata la terra sotto i piedi quando ho visto le mie foto senza veli, ed è vero. Il problema, però, non è se sono io in quelle fotografie o il fatto di giustificarmi o di far sapere al mondo che sono state manipolate. La cosa più grave e preoccupante è che c’è un’assenza di consenso», spiega Barra, che ha scoperto dell’esistenza del sito e delle foto che la riguardano da un utente maschio che ha scelto di renderla partecipe su Instagram dell’accaduto. Di fronte a quanto accaduto, Barra ha scelto di non stare il silenzio e di denunciare pubblicamente quello che è successo, considerando anche che quello stesso programma dell’AI è stato utilizzato anche ai danni di altre donne dello spettacolo, «spogliate» tramite l’intelligenza artificiale senza il loro consenso.
Quanto è importante il tema del consenso per quello che le è accaduto?
«Il rispetto del consenso in ogni ambito è fondamentale. Perché una donna può anche spogliarsi e decidere di fare delle foto nude, artistiche o non artistiche, ma deve essere sempre lei a decidere del proprio corpo e di come disporlo. Anche se sono un personaggio pubblico, questo non autorizza nessuno a disporre del mio corpo facendolo diventare un oggetto: il corpo è mio e me lo gestisco io. Senza questo principio, siamo ciechi e inermi».
Perché ha scelto di denunciare pubblicamente l’accaduto anziché in forma privata?
«Si parla tanto di cyberbullismo, ma quando inizi a passare in rassegna quali sono i reati che si commettono per via telematica e come possiamo fare per sensibilizzare i ragazzi ti rendi conto che sono gli stessi atteggiamenti e le stesse azioni che commettono gli adulti quotidianamente: come possiamo essere degli interlocutori credibili se siamo i primi manipolare, alterare, rubare diffamare ed estorcere informazioni con l’inganno? Se non capiamo che il rispetto del consenso e il buon esempio, oltre ad una buona legge che non deve far prevalere l’impunità, sono necessari allora è finita. Dobbiamo essere noi adulti i primi a capire che, se non rispettiamo l’altro nel modo in cui comunichiamo e ci poniamo, questi ragazzi non li salveremo mai».
Anche molte ragazze subiscono, purtroppo, trattamenti di questo tipo online.
«Molti genitori mi hanno scritto che le loro figlie hanno subito qualcosa di simile su Telegram ma che hanno deciso di non denunciare per paura di essere prese in giro: vorrei che le ragazze capissero che una denuncia non le espone, ma le tutela. Ecco perché ho denunciato pubblicamente quello che mi è successo: non è il caso specifico in sé visto che, se chiudono questo sito, poi potrebbero aprirne un altro. Bisogna agire sul consumatore».
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