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Francesca Albanese parla di genocidio alla Camera. Protesta la comunità ebraica

ROMA – È un caso la presentazione del report di Francesca Albanese Dall’economia dell’occupazione all’economia del genocidio” alla Camera. Su invito dell’intergruppo parlamentare per la pace tra Israele-Palestina, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati ha illustrato il dossier a cui a lavorato per oltre sei mesi in cui denuncia che “il business del genocidio dei palestinesi è quantificabile: da ottobre 2023 a maggio 2025 il valore della borsa di Tel Aviv è triplicato”.

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Ma a insorgere è il direttore del Museo della Brigata ebraica di Milano Davide Romano, che ieri ha reso noto l’episodio avvenuto nell’area sosta sull’autostrada Milano Laghi. “Mi pare folle – osserva – che dopo quanto successo” con l’aggressione a dei cittadini francesi di religione ebraica nel Milanese “oggi alla Camera e domani al Senato sarà ospite Francesca Albanese” la relatrice dell’Onu sui Territori palestinesi, “che presenterà un rapporto realizzato con parole faziose e che contribuiscono a creare quel clima di odio che abbiamo visto nel video girato all’interno dell’autogrill”.

“Nel rapporto infatti, Albanese illustra il conflitto tra Israele e Hamas in maniera grottesca. Basta pensare che il termine ‘genocidio’ in diverse forme compare 57 volte in un rapporto di 38 pagine, mentre le parole “Hamas’ e ‘terrorismo’ non compaiono mai – aggiunge – . Non è un caso che la sedicente avvocato ha ricevuto recentemente la solidarietà da parte del gruppo terrorista di Hamas nonché del regime iraniano degli ayatollah che continua a impiccare anche in questi giorni persone del movimento ‘Donna, vita e libertà'”.

A puntare i riflettori sulle sanzioni ad Albanese è invece il co-portavoce di Avs, Angelo Bonelli, “il fatto che venga colpita e sanzionata da uno Stato semplicemente per aver detto la verità e per aver osato denunciare al mondo il genocidio in corso a Gaza è un fatto di una gravità inaudita. E trovo altrettanto inaccettabile e vergognoso il silenzio del governo italiano”.

Nel report su quanto sta avvenendo a Gaza presentato alla Camera, Albanese è netta: “Non si compra, non si vende e non si coopera con uno Stato accusato di crimini internazionali e quindi anche l’Italia è in grave violazione, non solo per aver violato l’obbligo di prevenzione del genocidio, ma perché ha continuato a trasferire armamenti a Israele”.

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L’appuntamento è stato promosso dall’intergruppo parlamentare per la pace in Israele e Palestina, che ha candidato Albanese al nobel per la pace. “Francesca Albanese è stata colpita da sanzioni da parte degli Stati Uniti per aver svelato i crimini di un governo terrorista e genocidario” ha detto la deputata M5S e presidente dell’intergruppo, Stefania Ascari, che assicura: “Saremo sempre al suo fianco in questo cammino di giustizia e verità”.

Albanese continua: “Dispiace che l’Italia, attraverso il suo governo, si spenda per dire che a fronte di un genocidio, quel popolo non abbia diritto a uno Stato, mentre l’Unione Europea continua a rendersi complice, tenendo in vita l’accordo di associazione Ue-Israele”.

Quanto al report, la relatrice assicura: “È l’inchiesta più difficile che abbia mai scritto e il perché sta nel fatto che non descrive solo un genocidio”. La tesi di Albanese è che il genocidio di Israele dopo il 1967, abbia potuto contare “non solo sull’ideologia che ha garantito l’impunità di quello Stato per 56 anni, ma anche sul profitto di troppi individui e troppe aziende”. Un lavoro durato sei mesi, in cui, dice la relatrice, “ho messo insieme una banca dati che comprende mille aziende di trasporto, difesa, dell’energia, turismo, enti finanziari, fondi pensione, partecipate, ma anche università, enti caritatevoli, religiosi e non. In che modo Israele si è poggiato sul settore privato per spostare le popolazioni palestinesi della Cisgiordania occupata e di Gaza? Con le armi prima di tutto”, continua albanese, “a partire dall’azienda Leonardo”, a cui sono seguiti “espropri di terreni, che è un crimine di guerra”.

Poi, secondo la relatrice, sono arrivati “i macchinari da costruzione, che hanno demolito case ed estirpato ulivi e coltivazioni; poi è arrivata la sorveglianza”.

Secondo la relatrice, “università e centri di ricerca per anni hanno sperimentato sui palestinesi i più sofisticati mezzi di sorveglianza”, per spostare le popolazioni. “Una volta sfollate le persone, quindi, bisognava ricostruire case, strade e ferrovie, reti idriche ed elettriche” per portare i coloni. “Le colonie israeliane”, dice Albanese, sono una estensione dello stato di Israele”. Nulla, secondo la relatrice, “è dunque un atto neutrale, tutto è in continuità”.

Dall’8 ottobre 2023, denuncia Albanese, in riferimento ai bombardamenti di Israele seguiti agli assalti dei commando di Hamas del giorno precedente, “queste aziende hanno continuato, invece di fermarsi, a collaborare con Israele e trarre profitto, come Volvo, Hundai e Caterpillar, i cui bulldozer stando contribuendo alla polverizzazione di ciò che resta oggi di Gaza”.

Inoltre, secondo la relatrice, “i sistemi di Microsoft e Google hanno permesso di individuare e uccidere case di civili, giornalisti, medici: non sono stati usati come scudi umani da Hamas come qualcuno va dicendo”.

Per Albanese “il diritto all’autodeterminazione è il diritto a essere liberi a esistere in quanto popolo, politicamente, culturalmente ed economicamente. Se non c’è uno Stato indipendente, dovrà esserci uno Stato unico. E’ questa la domanda che va fatta a Meloni”. A chi le chiede se sia stata ricevuta dalla premier italiana, Albanese replica: “No, no. Però in altri Paesi, sono stata in Spagna, in Slovenia, Sud Africa, Colombia, Brasile, vengo ricevuta dalle più alte cariche dello Stato, peraltro con abbracci e congratulazioni”.


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