Fosse comuni a Damasco. “Lì sotto migliaia di corpi”
Un’area grande quanto un campo da calcio, spoglia, vicino a Damasco. Sotto ai blocchi di cemento che si intravedono si nascondono diversi sacchi di plastica bianca. È al loro interno che un giornalista di Al Jazeera ha testimoniato la presenza di resti umani. Potrebbero essere migliaia i corpi, con molta probabilità appartenenti a dissidenti siriani imprigionati nelle carceri politiche come «il mattatoio» di Sednaya. L’ennesima riprova del regime spietato di Bashar al Assad. Non è un caso che il leader dei ribelli Al Jolani – ora deciso a farsi chiamare con il nome di battesimo, Ahmed Al Shara – abbia annunciato che le carceri speciali di Assad verranno chiuse. È un altro modo per mettersi alle spalle gli orrori della dittatura, mentre la Siria si avvia a quella transizione che i nuovi padroni del Paese, i miliziani di Hts (Hayat Tahrir al Sham) dicono di volere pacifica e inclusiva. Il governo provvisorio annuncia la riapertura delle scuole come ulteriore segno della volontà di tornare alla normalità e uno dei portavoce fa sapere che Costituzione e Parlamento saranno sospesi per tre mesi. «Sarà formato un comitato legale e per i diritti umani per esaminare la Costituzione e poi apportare emendamenti», ha spiegato, aggiungendo che «la nostra priorità è instaurare «uno stato di diritto». Chi ha commesso crimini contro il popolo siriano «sarà giudicato secondo le leggi». Quanto alle libertà, la promessa è di «rispettare la diversità religiosa e culturale in Siria». L’attuale Costituzione risale al 2012 e non specifica che l’Islam è religione di stato.
Sul prezzo da pagare per gli orrori della dittatura insistono anche i leader del G7 nella dichiarazione sulla Siria, in cui sottolineano l’importanza «che il regime di Assad sia ritenuto responsabile dei suoi crimini» e spiegano di voler «continuare a collaborare per mettere in sicurezza, dichiarare e distruggere le scorte rimanenti di armi chimiche» nel Paese.
Mentre a Damasco si lavora per il futuro politico della Siria, nel nord e nel sud del Paese prosegue l’avanzata dei gruppi filo-turchi contro la comunità curda. Anche per discutere di questo il segretario di Stato Usa Blinken è arrivato ad Ankara. Quanto all’offensiva di Israele, l’Idf spiega di aver raggiunto «la superiorità aerea totale sulla Siria» e di aver distrutto «l’86% dei sistemi di difesa aerea dell’ex regime». Dalla Russia, infine, l’annuncio di aver stabilito un contatto diretto con Hts, con l’obiettivo di mantenere le basi militari in Siria per continuare a «combattere il terrorismo internazionale».
L’Europa discute intanto del ritorno dei siriani. Al termine del Consiglio Ue per gli Affari interni, il commissario Magnus Brunner si è detto favorevole ai rimpatri volontari dei siriani e a incentivi per favorirli: «Dobbiamo supportarli».
Il cambio di regime a Damasco sembra anche accelerare le trattative per una tregua a Gaza. Secondo il Wsj, Hamas ha detto sì alla presenza dell’esercito israeliano durante il cessate il fuoco e gli Usa riferiscono che «Israele è pronto a un accordo sugli ostaggi».
Eppure le trattative, come è già accaduto in passato, Libano compreso, sono state accompagnate da duri raid israeliani sul centro della Striscia. Almeno 26 persone, tra cui diversi bambini, sono rimasti uccisi in un bombardamento nel campo profughi di Nuseirat.
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