Forno elettrico per l’ex Ilva, oltre 200 persone all’assemblea delle Donne di Cornigliano
Genova. “Cornigliano non ha bisogno di un forno elettrico, non ha bisogno di nuovo inquinamento, e sappiamo che il lavoro va salvaguardato ma non accetteremo provocazioni”. Patrizia Avagnina, una delle fondatrici delle Donne di Cornigliano, ha aperto con un lungo intervento l’assemblea pubblica organizzata per iniziare a parlare dell’ipotesi del ritorno della fusione a caldo nello stabilimento ex Ilva.
Avagnina ha parlato davanti alla sala stracolma del centro civico di Cornigliano, appena intitolato a Leila Maiocco, altra fondatrice del comitato Difesa Salute e Ambiente e morta un anno fa. Oltre 200 cittadini e cittadine di ogni età, madri con bambini, pensionati, commercianti del quartiere hanno riempito ogni angolo del salone e parte della scala che porta al piano nobile del palazzo.
“Un forno elettrico non è un forno green – ha ribadito Avagnina, come nella lunga intervista a Genova24 – Cornigliano ha già pagato con morti e malattie anni di sfruttamento industriale e l’accordo di programma del 1999, integrato nel 2005, parla chiaro”.
All’incontro, al quale le Donne di Cornigliano avevano invitato anche la sindaca Silvia Salis (che ieri aveva spiegato l’impossibilità a partecipare per impegni pregressi), ha preso la parola anche il presidente del municipio Medio Ponente, Fabio Ceraudo. L’esponente del M5s, già sindacalista Uil e poi Usb, non è entrato direttamente nel merito dell’ipotesi del forno elettrico ma ha evidenziato i punti deboli del progetto del governo che prevede la decarbonizzazione dell’ex Ilva con tre forni elettrici a Taranto e uno a Genova: “Non c’è un acquirente, innanzitutto, e credo che dietro questa prospettiva potrebbe esserci la volontà di uno smembramento”. Poi ha sottolineato che c’è bisogno di un “reale confronto e di un processo di informazione imparziale della popolazione”.
Che il tema del forno elettrico sia delicato, tra le diverse componenti del campo largo, non è un segreto. Tanto che domenica scorsa la prima cittadina ha voluto compattare “i suoi” all’insegna della cautela. Salis, d’altronde, a partire dal convegno organizzato la scorsa settimana dalla Fiom sul tema ha continuato a ripetere che “l’aumento dei posti di lavoro non può avvenire ad ogni costo, ma serve un confronto trasparente e senza pregiudizi sul progetto e sulle prospettive per Genova”.
Tra i volti politici presenti in sala la consigliera comunale del Pd Donatella Alfonso, l’esponente di Europa Verde Angelo Spanò, la candidata della Sinistra Alternativa Antonella Marras, l’ex consigliere comunale del centrodestra Walter Pilloni e l’ex vicesindaco della giunta Doria Stefano Bernini, molto critico – nel merito e nel metodo – sul progetto.
L’assemblea ha visto un susseguirsi di testimonianze e commenti, tutti a senso unico, ovvero all’ipotesi del forno elettrico, da parte di cittadini ed esponenti di comitati. Nei giorni scorsi, da gruppi di cittadini di Cornigliano, diverse lettere aperte erano state lanciate alla politica con la richiesta alle istituzioni di non modificare l’accordo di chiusura del ciclo a caldo.
C’è chi ha citato studi epidemiologici sull’incidenza di malattie oncologiche nella zona, chi ha messo in dubbio che il ritorno del ciclo a caldo porti le centinaia di posti di lavoro prospettate dal presidente della Regione Liguria Marco Bucci e dal ministro del Made in Italy Adolfo Urso. C’è chi ha proposto, di contro, di tornare a investire sulla lavorazione della latta, raddoppiandola, senza creare una concorrenza tra gli stabilimenti di Genova e di Taranto.
Sempre in questi giorni, però, sta montando anche la voce del “fronte del sì”, un “comitato per la salvaguardia dello sviluppo e del lavoro a Cornigliano” che in un volantino ha parlato della necessità di una prospettiva per lo stabilimento ex Ilva.