Formula 1, Verstappen domina Las Vegas e riapre la lotta per il titolo
Colpo di scena al termine del Gran Premio di Las Vegas. Entrambe le McLaren, arrivate rispettivamente al secondo posto con Norris e al quarto con Piastri, sono state squalificate dalla Fia per l’irregolarità del fondo (il plank). Una squalifica che porta al secondo posto la Mercedes di George Russell e sul podio l’altra stella d’argento di Kimi Antonelli. Avanzano anche le Ferrari, Leclerc da sesto a quarto, e Hmilton, da decimo a ottavo.
La notte di Las Vegas ha offerto tutto ciò che la Formula 1 può dare nei suoi momenti più spettacolari: velocità, strategia, errori e redenzione. Max Verstappen è tornato a vincere in grande stile, mettendo ancora in discussione il copione di un campionato che sembrava ormai nelle mani di Lando Norris con ‘troppa facilità’. Ma la vera magia – e simbolo perfetto di un weekend tanto esagerato quanto decisivo – è arrivata con la Cadillac rosa in LEGO, parcheggiata come un trofeo scenografico davanti al Bellagio. Per chiudere il ‘trittico’ americano di Miami, dove aveva vinto Piastri, ed Austin, in mano a Verstappen, il grande sponsor europeo, dopo aver fatto provare a Miami 10 monoposto da oltre 400.000 mattoncini ad altrettanti piloti in una ‘lotta’ a venti all’ora fra le curve della pista nel momento della parata, oggi, i tre sul podio, Verstappen, Norris e Russell, sono stati trasportati dal paddock alla premiazione al cospetto del grande hotel ispirato al celebre borgo del Lago di Como a bordo di una riproduzione della Cadillac Fleetwood Sixty Special rosa degli anni ’50 di Elvis Presley.
In quanto alla gara, è stato uno spettacolo monotonico ma tutt’altro che monotono. Verstappen ha comandato con freddezza per tutto il Gran Premio, dalla prima curva letteralmente, ma non si è limitato a controllare: ha atteso il momento giusto, ha gestito il suo stint su pneumatici più a lungo rispetto ai rivali e ha costruito un vantaggio crescente, senza mai dare segni di vulnerabilità. Quando è arrivato il pit-stop ritardato, la sua strategia ha dato i frutti sperati, consolidando una posizione che sembrava teorica già all’inizio, ma che ha assunto un valore concreto. Nel finale, ha alzato ulteriormente il ritmo: giro più veloce della gara, record del tracciato abbassato di un secondo e mezzo. Un messaggio potente: non è in rincorsa, è tornato padronissimo del grande gioco della Formula 1.
Un errore di troppo per Norris, ma la sua resistenza vale oro
La nottata del probabile prossimo baronetto britannico era iniziata con un segno di speranza: pole position, la sua sedicesima in carriera, e un margine apparentemente rassicurante nelle sue mani. Ma nel momento decisivo, il riccioluto pilota della McLaren ha commesso un errore che in F1 costa caro: alla prima curva, nel tentativo di difendere Verstappen, ha scelto una traiettoria troppo aggressiva, impedendo con tutta la monoposto il sorpasso nello scatto iniziale all’olandese ma finendo largo per evitare il contatto. È stato un gesto da kartista, un po’ stupido perché doveva sapere di non avere spazio di frenata sufficiente, con le conseguenze pesanti di un gran premio vero. Il problema è che quel cedimento ha spalancato la porta al suo rivale più vero: Verstappen è passato, Russell ha seguito, e Norris ha dovuto ricostruire la gara da una posizione di svantaggio. Da quel punto in poi, però, ha dimostrato lucidità e sangue freddo. In un momento cruciale, attorno al trentaquattresimo giro, Norris ha sorpassato Russell con una manovra precisa -grazie a Drs e scia- e senza slanci inutili, guadagnando la seconda piazza. Quel sorpasso non era soltanto una rincorsa al podio: era una risposta al campione in carica là davanti, e soprattutto una riflessione tattica su quanto conta ogni punto nel duello iridato.
Negli ultimi giri, un problema al carico di carburante ha minacciato la sua tranquillità, ma la McLaren ha retto e lui ha portato la macchina al traguardo. Non è stato un trionfo, ma il minimo necessario per non compromettere un titolo che, contrariamente alle sue aspettative, resta ancora in bilico. Un grande rischio corso, indubbiamente: avesse avuto lo stesso problema pochi giri prima, forse oggi rischiava uno ‘zero punti’. Invece così Piastri resta sempre più arginato, con un margine che da ventiquattro passa a trenta punti. Senza ‘zeri’ nelle prossime gare, però, sarà impossibile crederci ancora per Verstappen, indietro di 42 lunghezze (migliorate di sette).
Il podio e i protagonisti: Russell, Leclerc, Piastri
George Russell ha completato il podio con una gara pragmatica: prudente quando serviva, veloce quando poteva, ma mai abbastanza per minacciare la leadership di Verstappen. Dietro di lui, la lotta per i posti alti è stata terreno di battaglia tra Charles Leclerc e Oscar Piastri. Leclerc ha mostrato la sua energia migliore a metà gara, dichiarando di spingere “come un animale” via radio, e con quel piglio ha rimontato. Ha superato Piastri, poi anche Isack Hadjar, guadagnando posizioni e credibilità. Alla fine, però, il crollo: chiude sesto e non riesce nemmeno ad avvalersi di una penalità inflitta ad Antonelli di cinque secondi che, dal canto suo, chiude quinto subito dietro a Piastri, che ottiene la quarta posizione (sul traguardo dell’italiano) solo dopo la bandiera a scacchi.
L’australiano, infatti, ha sofferto: in crisi di ritmo e progressivamente lento, ha chiuso fuori dal podio senza mai poterlo neppure sognare. Le sue ambizioni mondiali, che sembravano più vive che mai fino a poche gare fa, si stanno sgretolando una dopo l’altra. Con questa, infatti, sono sei domeniche consecutive senza podi. A condizionare irrimediabilmente la sua prestazione è stata una notevole sfortuna all’inizio, culminata in un contatto con Liam Lawson che lo ha costretto a gestire una vettura danneggiata sin dalle prime curve. Questa battuta d’arresto iniziale, sommata a una generale crisi di ritmo che non gli ha mai permesso di recuperare il passo perduto, ha trasformato la sua gara in una rincorsa affannosa conclusasi con un piazzamento anonimo.
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