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Formazione volontaria incentivata dei docenti annualità 2024/25: quali sono i compensi, quando arriveranno, saranno per tutti?

La formazione volontaria incentivata è uno strumento pensato per valorizzare le figure di sistema della scuola italiana, ma la questione dei compensi continua a sollevare dubbi e perplessità tra i docenti.  E’ in corso di espletamento la seconda annualità per i docenti che nel 2023/24 hanno già partecipato e la prima annualità 2024/25 per chi accede per la prima volta. 

Seconda annualità primo ciclo – a.s. 2024-2025

Prima annualità secondo ciclo – a.s. 2024-2025

Cosa è la formazione volontaria incentivata. Chi può partecipare

Essa trova fondamento nell’art. 16-ter del Decreto Legislativo n. 59 del 13 aprile 2017, che ha introdotto un percorso di formazione e aggiornamento permanente delle figure di sistema a decorrere dall’anno scolastico 2023/24.

Queste ultime sono rappresentate dai docenti di ruolo che svolgono funzioni di supporto e di coordinamento didattico e organizzativo delle attività previste dal Piano triennale dell’offerta formativa delle istituzioni scolastiche. Dunque, possono partecipare a tale iniziativa:

• collaboratori del Dirigente Scolastico;
• coadiutori dello staff di dirigenza;
• funzioni strumentali al PTOF;
• tutor per l’orientamento;
• referenti di plesso;
• coordinatori di dipartimento;
• animatore digitale;
• referenti per l’inclusione.

In generale, possono partecipare tutti i docenti a tempo indeterminato che ricoprono un incarico di supporto, coordinamento o organizzazione previsto dal PTOF della propria scuola.

Durata, modalità di partecipazione e articolazione del percorso

Il percorso ha una durata triennale e si svolge al di fuori dell’orario di insegnamento, su base volontaria. Per iscriversi è necessario accedere alla piattaforma Scuola Futura, selezionando l’ID 394058 (seconda annualità del primo ciclo) o l’ID 404979 (prima annualità del secondo ciclo). Ogni annualità si compone di 30 ore in modalità online asincrona.

Il percorso è articolato in tre fasi:

1. Formazione auto-orientativa, con bilancio delle competenze individuali;
2. Monitoraggio laboratoriale, in cui il docente agisce come tutor nel supporto agli studenti e nella sperimentazione di nuove modalità di internazionalizzazione e progettazione didattica innovativa;
3. Restituzione degli esiti, con analisi dell’impatto sugli apprendimenti e sull’organizzazione, e compilazione del portfolio professionale.
Al termine del triennio, la valutazione finale è affidata al Comitato per la valutazione dei docenti (art. 11, D.lgs. 297/1994), integrato da un dirigente tecnico o da un dirigente scolastico esterno.

Le verifiche intermedie e finali

Il Comitato di valutazione effettua verifiche intermedie sui docenti che aderiscono alla formazione volontaria incentivata, ponendo particolare attenzione alla capacità di migliorare il rendimento degli alunni, alla condotta professionale, alla promozione dell’inclusione e alla valorizzazione delle esperienze extrascolastiche. Tali verifiche si basano su una relazione redatta dal docente, nella quale vengono illustrate le attività svolte durante il periodo considerato.

La verifica finale, invece, è volta ad accertare il raggiungimento di un livello adeguato di formazione in relazione agli obiettivi specifici del percorso e agli indicatori di performance previsti.

Gli indicatori di performance

Essi sono declinati dalle singole istituzioni scolastiche secondo il proprio Piano triennale dell’offerta formativa, anche al fine di valorizzare gli strumenti presenti a normativa vigente.

La retribuzione può essere prevista dalla contrattazione integrativa d’istituto

Partecipare alla formazione volontaria incentivata è una scelta libera per i docenti, e non sempre garantisce automaticamente un compenso. La normativa prevede infatti che, al termine delle 30 ore di attività e ottenuto l’attestato finale, la scuola possa inserire i nominativi degli insegnanti partecipanti tra coloro che hanno diritto a un riconoscimento economico.

Tuttavia, il pagamento non è scontato: spetta infatti alla contrattazione interna di ciascun istituto stabilire se e come retribuire i docenti, utilizzando le risorse del Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF). In pratica, se la contrattazione d’istituto decide di prevedere il compenso, l’insegnante riceverà l’emolumento. Tempi e modalità potranno dunque variare da scuola a scuola.

L’alternativa legata ai 5 giorni di permesso

In alternativa al compenso, il docente può optare per i 5 giorni di esonero dal servizio previsti dal CCNL 2019/21. Ciò per una ragione molto semplice: non ci sono obblighi di inserimento dell’attività di formazione volontaria incentivata all’interno della contrattazione.

Spetta quindi al dirigente scolastico e alla RSU, insieme ai sindacati firmatari del contratto, decidere se destinare risorse e in quale misura forfettaria.

In altre parole, il contratto collettivo definisce soltanto i criteri con cui eventualmente retribuire la formazione, ma non garantisce in alcun modo il pagamento.

La retribuzione una tantum al termine del triennio

Per gli insegnanti di ruolo di ogni ordine e grado del sistema scolastico statale, al superamento del percorso formativo triennale e solo in caso di valutazione individuale positiva è previsto un elemento retributivo una tantum di carattere accessorio, stabilito dalla contrattazione collettiva nazionale, non inferiore al 10 per cento e non superiore al 20 per cento del trattamento stipendiale in godimento, nei limiti delle risorse disponibili ai sensi del comma 5 e secondo le modalità ivi previste.

Quanto appena illustrato è stato inserito nell’art. 16-ter, comma 4, dal D.L. n. 115/2002 (art. 38, c. 2, lett. a, punto 2).

In caso di superamento positivo del percorso formativo triennale, il docente ha quindi diritto a una seconda possibilità retributiva, più concreta rispetto alle alternative precedenti.

Per erogare questo compenso, è stato istituito un Fondo per l’incentivo alla formazione nello stato di previsione del Ministero dell’Istruzione, con dotazioni progressive:

• 40 milioni di euro per il 2026
• 85 milioni di euro per il 2027
• 160 milioni di euro per il 2028
• 236 milioni di euro per il 2029
• 311 milioni di euro per il 2030
• 387 milioni di euro a partire dal 2031

Sul lungo periodo si può arrivare ad un incentivo pari a 5.650 euro l’anno

Se un docente completa tre percorsi formativi consecutivi (pari a nove annualità o tre trienni), può ottenere un incentivo stabile ad personam di circa 5.650 € all’anno, da aggiungere allo stipendio.

Questo beneficio è riservato a un contingente limitato di massimo 8.000 docenti e riguarda gli anni scolastici 2032/33, 2033/34, 2034/35 e 2035/36.

Il docente che riceve l’incentivo è inoltre tenuto a rimanere nella scuola di appartenenza per almeno il triennio successivo al conseguimento del beneficio.

Secondo l’art. 16-ter c. 4-ter, a decorrere dall’anno scolastico 2036/2037 le procedure per l’accesso alla stabile incentivazione sono soggette al regime autorizzatorio di cui all’articolo 39, comma 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, nei limiti delle cessazioni riferite al personale docente stabilmente incentivato e della quota del fondo di cui al comma 5 riservata alla copertura dell’assegno ad personam da attribuire ad un contingente di docente stabilmente incentivato nella misura massima di 32.000 unità.

Conclusioni

Alla luce di quanto esposto, la formazione volontaria incentivata può essere considerata un investimento a lungo termine per i docenti.

Nel breve periodo, il vantaggio più concreto consiste nella possibilità di usufruire di uno o più dei cinque giorni di permesso per la formazione garantiti dal CCNL.

Per quanto riguarda l’aspetto economico, il riconoscimento immediato dipende dalle scelte della singola scuola e dalla contrattazione integrativa: pertanto, non vi è certezza in tal senso e questo è anche uno dei nodi più discussi.

Guardando al futuro, oltre alla retribuzione una tantum che può essere concessa al termine del percorso triennale, a partire dal 2032 si apre la possibilità di un incentivo economico stabile e significativo per i docenti che completano più cicli consecutivi, inizialmente riservato a 8.000 docenti, con una potenziale estensione fino a 32.000 unità dal 2036.

Si tratta quindi di un tema in continua evoluzione, che evidenzia da un lato la valorizzazione delle competenze dei docenti, e dall’altro le complessità legate alla gestione delle risorse economiche a livello di istituto.


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