Cultura

Forest Scenes :: Le Recensioni di OndaRock

Non ancora sopiti gli echi di “Distant Intervals”, la violoncellista Issei Herr, in arte Mizu, si cimenta con un’opera ancor più ambiziosa e innovativa.
Laureatasi alla Juilliard School di New York, una delle principali accademie di arti, musica e spettacolo, l’artista è balzata agli onori della cronaca dopo il riscontro ottenuto con il primo album sulla piattaforma Bandcamp e dopo aver fatto ingresso nella top ten della classifica di Billboard nella sezione Classica/crossover.

Con “Forest Scenes” la musicista compie un passo deciso verso una nuova identità artistica e umana. Non solo l’album consolida l’allontanamento da forme di composizione e di struttura più classica, ma accompagna l’autrice verso la definitiva transizione di genere: da Issei Herr a Mizu.
Gli ultimi anni sono stati ricchi di eventi per Mizu, non solo la collaborazione con Maria BC e Rachika Nayar, ma anche un continuo avvicendamento tra teatro, performance artistiche e multidisciplinari collaborazioni live. Un bagaglio che la violoncellista incrocia con la personale disciplina neoclassica, infestando con elettronica e field recording una musicalità intrisa di delicato romanticismo e trasognanti sospensioni di note e di lussuosi frammenti sperimentali.
Questa magica alchimia tra struttura musicale organica e improvvisazione programmata è alla base di sonorità che si dilatano fino a brillare come lame taglienti: il violoncello graffia, scuote, agita, s’increspa, s’illumina, aprendo le porte di una foresta incantata (“Enter”), allo stupore subentrano il silenzio e il suono magico della natura, il rumore delle foglie si sposa con dissonanze, con il bisbiglio delle voci e con loop inquieti, iniziando un simbolico processo di mutamento (“Pump”).

Mizu conduce l’ascoltatore con mano sicura tra il riecheggio di suoni naturali (“Flutter”) e scricchiolii avantgarde (“Rinse”), fino all’eruzione creativa della splendida e struggente “Pavane”: un palpitante groove a base di sintetizzatori felpati e sonorità d’archi pungenti. La consapevolezza è comunque dietro l’angolo. Mizu non cede alla seduzione ecologica (celebrata nella delicata “The Way To Yonder”). Il fremito ultratecnologico di “prphtbrd” (con Concrete Husband a supporto) ribalta la prospettiva, annunciando il cambiamento e la resurrezione con la epica e raffinata “Realms Of Possibility”, oltre dieci minuti di suoni reali e immaginari che nel loro incedere pulsante e melodico inneggiano al cambiamento spirituale e fisico, mentre Mizu si libra nell’aria come araba fenice.

12/04/2024




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