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Florenzi, addio al calcio: “Grazie di tutto amico mio”. Da ‘bello de nonna’ allo scudetto col Milan – Calcio

ROMA — «Grazie di tutto, amico mio». Così Alessandro Florenzi ha annunciato l’addio al calcio a 34 anni, accompagnando il suo saluto con un video in cui scorrono bambini che rincorrono un pallone, abbracci, strade di periferia: immagini semplici, ma capaci di restituire tre decenni di passione. Giocando l’ultima partita allo stesso modo in cui aveva iniziato. A Roma, la sua casa. Non in un grande stadio ma su un campo in terra, quello dedicato a Francesco Valdiserri, il ragazzo travolto e ucciso da un’auto nell’autunno del 2022.

Gli inizi a Roma

Roma è la sua città e la Roma è stata la sua squadra. Cresciuto nel settore giovanile giallorosso, ha percorso tutti i gradini fino alla Primavera e al sogno realizzato: debuttare all’Olimpico. Accadde il 22 maggio 2011, contro la Sampdoria. Una scena destinata a restare nella memoria collettiva: l’uscita di Francesco Totti, dentro un ragazzo di 20 anni cresciuto a Cinecittà. Non un simbolico passaggio di consegne, ma l’inizio di una carriera che avrebbe segnato a lungo la vita sportiva della Roma e dei suoi tifosi.

Il prestito al Crotone e il ritorno

Per trovare spazio passò un anno in prestito al Crotone, stagione formativa prima del ritorno a Trigoria nell’estate 2012. Ad accoglierlo Zdenek Zeman, che lo vide subito mezzala. Florenzi lo ripagò con energia e gol, il primo in serie A a San Siro contro l’Inter. La sua carriera in giallorosso decollò, fino a diventare una bandiera, anche con la fascia di capitano. Un peso (forse) troppo grande per il primo calciatore a indossare quel simbolo dopo Francesco Totti e Daniele De Rossi.

Roma, odio e amore

Con il tempo, quel legame si è fatto anche contraddittorio. Momenti di amore assoluto e momenti di frattura. Come quello del gennaio 2018, ancora contro la Sampdoria: Florenzi sbaglia un rigore all’Olimpico (parato da Viviano) e a fine gara convince il compagno Nainggolan a rientrare subito negli spogliatoi senza andare sotto la Curva Sud a prendersi i fischi. Un gesto che molti tifosi non gli perdonarono.

L’abbraccio a nonna Aurora

In totale sono stati 43 i gol segnati tra club e Nazionale. Ma ce ne sono due quelli rimasti iconici: settembre 2014, Roma-Cagliari. Dopo il gol, la corsa in tribuna e l’abbraccio alla nonna Aurora. Un gesto diventato immagine simbolo, sintesi del suo modo di vivere il calcio: famiglia, cuore e spontaneità. E poi quello al Barcellona, nel settembre 2015: un pallonetto forte e preciso da metà campo a superare Ter Stegen, una magia che mandò in estasi gli spettatori presenti all’Olimpico. Cinquantacinque metri di follia calcistica e genialità, un gol “da mani in faccia, una cosa che non capita tutti i giorni”, affermò lo stesso Florenzi nel post gara.

L’estero e lo scudetto con il Milan

Dopo 280 partite con la Roma e la fascia al braccio, Florenzi ha vissuto altre tappe, anche lontano dall’Italia. Prima il Valencia, poi il Paris Saint-Germain, con cui ha conquistato una Coppa di Francia e un Trophée des Champions. Nel 2021 è arrivato il Milan: Stefano Pioli lo ha riportato a giocare stabilmente da terzino destro, ruolo in cui si è affermato come affidabile titolare. Con i rossoneri la soddisfazione più grande: lo scudetto del 2022, seguito dalla Supercoppa. C’è anche un primato particolare: è stato il primo calciatore italiano a disputare tre semifinali di Champions League con tre squadre diverse (Roma, Psg e Milan). Due rotture del legamento crociato, guai muscolari, ricadute. Florenzi non si è mai arreso, fino all’ultima frase scelta per salutare: «Mi hai insegnato a rialzarmi ogni volta che cadevo».

Nazionale e Wembley

Con la maglia azzurra ha collezionato 49 presenze e 2 gol (contro Armenia e Norvegia). L’apice è arrivato all’Europeo del 2021: pur frenato dagli acciacchi, ha fatto parte del gruppo di Roberto Mancini che a Wembley riportò l’Italia sul tetto d’Europa dopo 53 anni.

L’ultimo anno e l’addio

Nell’estate 2024 la terza rottura del crociato lo ha tenuto fermo tutta la stagione. È rientrato solo il 24 maggio 2025, in Milan-Monza: pochi minuti, giusto il tempo di salutare San Siro. Con la scadenza del contratto si è ritrovato svincolato. Nelle settimane successive sono arrivate offerte dalla Turchia e dalla Spagna, in particolare Siviglia e Valencia, dove aveva lasciato un ottimo ricordo. Proposte che ha tenuto in sospeso, fino alla decisione di luglio: smettere. Nessun contratto di fine carriera, la scelta di fermarsi nel momento che gli è sembrato giusto.

I “no” della carriera

Una coerenza che ha accompagnato tutta la sua carriera. Nel 2014 disse no alla Juventus di Conte. Nel 2015 rifiutò ancora i bianconeri, che con Allegri gli proponevano 4,5 milioni netti a stagione. Nel 2018, dopo la semifinale di Champions persa con il Liverpool, Spalletti lo voleva all’Inter: offerta di cinque anni a 4 milioni netti. Florenzi scelse di restare, accettando solo tre mesi dopo il rinnovo con la Roma a 3 milioni.


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