Flavio Cobolli: «Ho vissuto il mio più grande sogno. Dedico la vittoria a mia mamma, a mio fratello, che non smette di piangere, e a un mio grande amico che spero torni a giocare presto a calcio»
A lui è dedicata la vittoria. «Ho vissuto il mio più grande sogno. Ci tenevo a dedicare questa vittoria a mia mamma, che non è solita venire a questi appuntamenti, a mio fratello che sta continuando a piangere, e smettila di piangere, e a un mio grande amico, Edoardo Bove, che spero possa tornare presto a giocare a calcio».
«Il più bel giorno della mia vita era mercoledì, ora è superato. Riguarderò tante volte questa partita, è stata pazzesca, sono contento e orgoglioso di me stesso e del team che si è creato tra noi. La maglietta volevo regalarla, ma alla fine l’ho tenuta per ricordo». La maglietta l’ha strappata come Novak Djokovic e come Hulk, dimostrazione di forza che si unisce a sensazioni e sentimenti diversissimi.
Se per Cobolli c’è adrenalina che non finisce più, per Bergs ci sono lacrime che non se vanno. Passano tutti a consolarlo, mentre tiene la testa sotto un asciugamano, compagni di squadra e avversari compreso Cobolli, che si è seduto accanto a lui, e il padre allenatore: perché si è genitori prima che avversari davanti a un ragazzo che era a un passo dalla vittoria della vita e non l’ha ragigunta. Era tesissimo Stefano Cobolli, a ogni punto di più, e lo ha visto anche il figlio: «Credo sia normale, sono sempre suo figlio. E’ stato anche molto cauto e delicato nei suoi atteggiamenti oggi e di questo gliene va dato atto».
Il pensiero va anche al pubblico. «Voglio ringraziarvi perché mi avete dato una grande mano, grande calore, e giocare così è davvero molto più facile. Oggi ho rischiato un po’, ma questa è come immaginavo la mia partita ideale. Ho sempre cercato di andare al terzo, oggi giuro di non averlo fatto apposta».
Hanno sofferto tutti. Berrettini ha passato la partita a scattare in piedi e sorridere a ogni punto per quel bambino che giocava con lui tanto tempo fa. Al tie break finale quasi non guardava gli scambi. Dopo la vittoria è stato il secondo ad abbracciarlo dopo capitan Volandri. Di papà Cobollli abbiamo detto, del fratello Guglielmo parliamo adesso: «Mi sono trovato a un passo dall’infarto, non riesco a trattenermi in questo caso, neanche avevo più ansia. Ma ora capisco veramente dove sia arrivato, è la persona a cui voglio più bene nella mia vita». Abbiamo sofferto tutti davanti alla tv, incapaci anche noi di guardare quello stillicidio di punti da una parte e dall’altra in una partita di quelle che racconto davvero la potenza e la crudeltà del tennis.
Appuntamento per la finale domenica 23 novembre alle 15 contro Spagna o Germania.
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