Economia

Fine wines italiani: un mercato che cresce negli Usa e nei mercati extra Ue


In attesa di scoprire se e cosa sarà dei dazi americani, il settore del vino italiano di alta gamma può celebrare una crescita significativa nei mercati internazionali, tra cui proprio gli Stati Uniti, che si confermano primo mercato di riferimento.

Secondo i dati diffusi dall’Istituto Grandi Marchi in collaborazione con Nomisma-Wine Monitor, le 18 aziende associate all’IGM hanno raddoppiato il loro fatturato negli ultimi vent’anni, raggiungendo un valore aggregato di 660 milioni di euro, di cui oltre il 55% proveniente dall’export.

L’analisi evidenzia che il 70% del fatturato estero delle aziende associate proviene da mercati al di fuori dell’Unione europea, con un incremento particolarmente rilevante in Asia, dove le vendite sono aumentate del 130% negli ultimi due decenni. Negli Stati Uniti, nonostante un contesto economico caratterizzato da inflazione e tassi d’interesse elevati, l’importazione di vini italiani ha registrato un incremento del 5% in valore per i vini fermi imbottigliati e del 10% per gli spumanti nel periodo gennaio-novembre 2024, in controtendenza rispetto alla flessione generale delle importazioni vinicole.

Il profilo del consumatore statunitense

L’indagine ha coinvolto 2.400 consumatori statunitensi di vino nelle principali aree di consumo (California, New York, New Jersey e Florida). Dallo studio emerge che il 30% dei consumatori si definisce un “real user” di fine wines, con una predominanza di millennials appartenenti alla fascia di reddito alta, caratterizzati da un interesse crescente verso i vini stranieri. Dopo i prodotti locali, i fine wines italiani si posizionano come la principale scelta tra i vini esteri, grazie a una reputazione in crescita.

Rispetto alla ricerca analoga condotta nel 2017, la percezione dei fine wines italiani in termini di classe ed eleganza è aumentata dal 20% al 27%, avvicinandosi ai livelli storicamente associati ai vini francesi. Un dato significativo riguarda anche i consumatori che ancora non acquistano fine wines italiani: il 76% si dichiara interessato a provarli, suggerendo margini di espansione del mercato.

Un elemento distintivo nel comportamento d’acquisto è il valore attribuito alle aziende a conduzione familiare: il 16% dei millennials americani considera il family business un fattore determinante nella scelta di un vino, rispetto all’11% della media generale.

“Al di là dei dati specifici, di indubbio interesse per l’intero movimento del vino, ciò che più conta e ci lusinga è registrare la crescita del peso dei fattori immateriali legati alla percezione del nostro mondo, nella considerazione dei consumatori di mercati importanti per valori e per volumi, come ad esempio gli Stati Uniti d’America. I vini di pregio forniscono un contributo chiave all’immagine che gli stili di vita tipici della cultura italiana occupano nella mente del pubblico. Tale immagine si lega intimamente con i valori positivi trasmessi dalla storicità, continuità, coerenza qualitativa delle imprese familiari multigenerazionali che si ergono a custodi delle radici dei propri territori” ha sottolineato Piero Mastroberardino, presidente IGM.

Prospettive di crescita nel mercato Usa

Le previsioni per i prossimi anni indicano un consolidamento della crescita dei fine wines italiani negli Stati Uniti. Secondo i dati di Nomisma-Wine Monitor, il 44% dei consumatori statunitensi intervistati prevede di aumentare l’acquisto di vini premium nei prossimi tre anni, mentre il 50% manterrà i consumi invariati e solo il 6% li ridurrà.

Il successo dei vini italiani nel mercato statunitense è quindi attribuibile a tre fattori principali: notorietà del brand, riconoscimenti ottenuti nelle guide di settore e unicità delle aziende familiari. Inoltre, il legame culturale con l’Italia, rafforzato da esperienze dirette nel Paese o da origini italiane, gioca un ruolo chiave nella scelta di acquisto.


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