fine del concordato per forfettari e riforma accise carburanti
Niente più concordato preventivo per i forfettari. Proroga a regime al 30 settembre 2025 del termine per aderire al patto biennale del fisco. Riscrittura con norme anti abuso della norma che disciplina la partecipazione o meno al concordato dei soci. Si muovono su questi tre filoni le modifiche che il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, vuole portare oggi, salvo sorprese dell’ultima ora, all’esame del Consiglio dei ministri con il correttivo alla delega fiscale. Consiglio dei ministri che è stato anticipato alle 15 e ha costretto la premier ad annullare la trasferta di stamattina a Milano.
La revisione delle accise
Nel pacchetto fiscale sono attesi anche l’ok finale al Testo unico riscossione e al decreto accise con il principio che il Governo, al fine di ridurre i sussidi ambientalmente dannosi, potrà aumentare le accise sul gasolio con una riduzione contestuale di quelle sulla benzina. Una manovra da portare a termine nell’arco di cinque anni a partire dal 2025 e al cui termine dovrà vedere applicata la stessa aliquota alle due differenti tipologie di carburanti per autotrazione. In sostanza, come si legge nella bozza attesa domani in Cdm, in ciascuno degli anni del quinquennio sarà applicata, in un range compreso «tra 1 e 1,5 centesimi di euro per litro», una riduzione dell’accisa sulle benzine e un aumento, nella stessa misura, dell’accisa applicata al gasolio impiegato come carburante. A fissare l’aliquota delle accise sarà comunque un decreto interministeriale dell’Ambiente, dell’Economia, dei Trasporti e dell’Agricoltura. Come promesso a più riprese dal governo, la bozza del decreto prevede espressamente che i maggiori incassi provenienti da questo bilanciamento delle accise sui carburanti saranno tutte destinate al trasporto pubblico locale.
Fuori i forfettari dal concordato
Oltre al concordato, il correttivo prevede modifiche di sistema ad adempimenti tributari, alla giustizia tributaria e alle sanzioni. La novità di maggior rilievo è senz’altro la decisione di escludere le partite Iva soggette alla Flat Tax del 15% dal concordato preventivo. La sperimentazione avviata lo scorso anno per il solo anno d’imposta 2024 non ha convinto i tecnici dell’amministrazione e del dipartimento delle Finanze. La scelta è stata dunque quella di escludere i forfettari dal patto con il Fisco per gli anni d’imposta in corso e per quelli successivi e questo nonostante le banche dati del Fisco si sono arricchite dei nuovi dati sulla fatturazione elettronica diventata obbligatoria dal 2024 anche per chi è in Flat Tax.
Adesione al 30 settembre
Via libera, poi anche alla richiesta delle associazioni di categoria e dei professionisti su uno slittamento in vanta del termine entro cui i contribuenti soggetti agli Indici sintetici di affidabilità (Isa) potranno accettare la proposta del Fisco e aderire così al concordato preventivo biennale a regime. La modifica che sarà inserita nel correttivo al decreto attuativo della delega fiscale sull’accertamento interviene sul calendario fiscale spostando dal 31 luglio al 30 settembre l’adesione al concordato. Concedere più tempo consentirebbe a professionisti e contribuenti assistiti di poter valutare meglio la scelta di aderire o meno alla proposta dell’amministrazione finanziaria. Del resto, lo slittamento in avanti di tre mesi era già stato inserito nell’emendamento dei relatori al Milleproroghe che ha riaperto la rottamazione quater per i decaduti, ma dopo le proteste delle opposizioni è stato stralciato il rinvio in vista di un nuovo veicolo in cui andarlo a inserire.
Stop abusi per chi aderisce
Ma le modifiche al concordato non riguardano solo i contribuenti in flat tax. Il correttivo interviene anche a disciplinare gli effetti dell’eventuale venir meno dei soci di società che aderiscono all’accordo biennale. L’intenzione è di inserire una clausola antiabuso, destinata a funzionare un po’ come un effetto domino. In pratica, la decadenza di uno dei soci dovrebbe trascinare anche quella degli altri soci, in una sorta di linea di continuità per evitare che prima si aderisca prendendone i vantaggi e poi in realtà non rispettino le condizioni di partenza del patto con l’amministrazione finanziaria.
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