Umbria

Festival di Spoleto, ciclo Veaute-Macchi si chiude con «incasso record: cosa lasciamo in eredità».


di Chiara Fabrizi

Salutano Spoleto realizzando «l’incasso record di 925 mila euro, in crescita del 17 per cento sull’edizione precedente», le direttrici del Festival dei Due Mondi, per la parte artistica Monique Veaute e per quella organizzativa Paola Macchi, che domenica mattina hanno tirato le fila sulla 68esima edizione, la quinta e ultima della loro era. «Nell’edizione che volge al termine abbiamo realizzato un successo economico e organizzativo, emettendo 31mila biglietti per 106 rappresentazioni, con una media di occupazione dei teatri e delle piazza superiore al 90 per cento», ha spiegato Macchi a poche ore dal concerto finale di piazza Duomo, come sempre sold out, che quest’anno propone la Quinta sinfonia di Gustav Mahler eseguita dalla Budapest festival orchestra diretta da Ivan Fischer.

La direttrice organizzativa del Festival, già nominata neo segretaria generale del Maxxi di Roma, si è fatta anche carico di tratteggiare «l’eredità che lasciamo al Festival, che non è fatta – ha detto – solo di spettacoli, ma è soprattutto culturale». In questo senso Veaute ha voluto evidenziato come «i progetti artistici portati a Spoleto abbiano sempre avuto contenuti politici e culturali molto forti, solo quest’anno abbiamo affrontato a teatro questioni come il femminicidio e il colonialismo».
Macchi ha poi rivendicato per entrambe gli «investimenti compiuti per migliorare sia alcuni spazi, come gli uffici della Fondazione Festival al teatro Nuovo-Menotti e l’Auditorium della Stella, che parte del patrimonio storico e artistico del Due Mondi, di cui abbiamo iniziato a prenderci cura».

La direttrice organizzativa ha quindi indicato l’avvenuta «revisione dei processi del Festival in chiave sostenibile, il coinvolgimento degli studenti del territorio fin dalle scuole primarie e la creazione di una community» tra i risultati raggiunti e i pezzi di un’eredità destinata al futuro direttore artistico Daniele Cipriani, che potrà contare anche «su un bilancio solido, con un milione di euro accantonato per nuovi progetti», come evidenziato da Macchi. Sempre lei ha poi voluto sottolineare come «Spoleto abbia una capacità speciale, quella di diventare Festival» durante i 17 giorni di manifestazione e sull’attenzione che la città, inevitabilmente, riserva al Festival è stata Veaute ad aggiungere: «Il Festival per Spoleto non è solo offerta artistica, la cittadinanza è sempre aperta e attenta alla manifestazione e ci sono amici del Due Mondi, come Ada Urbani e Duccio Marignoli, che hanno anche aperto le loro case agli artisti, dimostrando un legame profondo di grande valore».

Al fianco di Veaute e Macchi, naturalmente, il sindaco e presidente della Fondazione, Andrea Sisti, che ha evidenziato sia i «numeri significativi per l’edizione che volge al termine» che un quinquennio durante il quale «un nuovo pubblico, sopratutto internazionale, ha riscoperto il Festival». Il primo cittadino ha poi parlato di un «anno molto duro per la Fondazione, che ha avuto molte sollecitazioni non soltanto per il cambiamento prodotto», cioè l’annunciato passaggio di consegne per la direzione artistica, mentre restano da decifrare le sorti delle agognate modifiche allo Statuto della Fondazione, che si trascinano da oltre un anno in un estenuante braccio di ferro col ministero della Cultura. Sul futuro, comunque, Sisti dice che «c’è la necessità di progettare la città per il Festival: stiamo lavorando a una manifestazione che possa contare su maggiori spazi per assicurare non solo più pubblico ma soprattuto più qualità, che è la parola chiave per il Due Mondi, per tutta la rete culturale, musei compresi, e pure per le categorie economiche, come albergatori e ristoratori». Prima di tutto, però, a dover garantire qualità sarà Daniele Cipriani, il direttore artistico designato dal ministro della Cultura, Alessandro Giuli, chiamato a comporre il programma di Spoleto69.

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