Festival di Cannes 2025, i film da non perdere
Tutto pronto per il Festival di Cannes, al via dal 13 maggio. Qui sotto, i 23 film che sembrano più destinati alla gloria o quantomeno, a generare molti discussioni.
Die, My Love
L’acclamata regista scozzese Lynne Ramsay torna sulla Croisette a otto anni dalla vittoria per la miglior sceneggiatura con You Were Never Really Here. Questa volta presenta un thriller drammatico sulla depressione post-partum intitolato Die, My Love. Il film attirerà sicuramente l’attenzione, sia perché Ramsay è molto apprezzata nel mondo del cinema d’autore, sia perché nel cast ci sono anche Jennifer Lawrence, Robert Pattinson, LaKeith Stanfield, Nick Nolte e Sissy Spacek. Sarà senza dubbio uno dei biglietti più ambiti di questa edizione.
Nouvelle Vague
Amiamo lo stile texano rilassato di alcuni film di Richard Linklater, ma ci piace anche quando si orienta verso l’Europa, come ha fatto con risultati più che apprezzabili nella sua trilogia Before. L’ultimo film di Linklater onora la tradizione che ha ispirato quei film, esaminando l’inizio della Nouvelle Vague francese negli anni ‘60, in particolare la realizzazione del classico di Godard Fino all’ultimo respiro. Il cast è in gran parte francese, anche se Zoey Deutch interpreta l’attrice Jean Seberg (già interpretata in un biopic da Kristen Stewart). Linklater è l’artigiano ideale per raccontare l’alba della rivoluzione creativa.
Sentimental Value
Il regista norvegese Joachim Trier, autore del toccante La persona peggiore del mondo, ritorna con la protagonista di quel film, Renate Reinsve (miglior attrice a Cannes nel 2021) in un nuovo dramma familiare con nomi di spicco come Stellan Skarsgård ed Elle Fanning. Il film è distribuito negli Stati Uniti da Neon, la società che ha sostenuto gli ultimi cinque vincitori della Palma d’Oro, tra cui Parasite e Anora. Se Trier riuscirà a mantenere il suo slancio, sarà da tenere d’occhio.
The Phoenician Scheme
Wes Anderson ama mettere sotto i riflettori sempre gli stessi interpreti. Ecco perché la notizia più sorprendente del suo ultimo film, un’opera elaborata e ricca come sempre di star, è che tra i tre protagonisti principali, solo con Benicio Del Toro aveva già collaborato (in The French Dispatch). Quest’ultimo interpreta un ricco uomo d’affari con una lunga lista di nemici, che coinvolge la figlia da cui è separato e un tutore norvegese – interpretati rispettivamente dai debuttanti «andersoniani» Mia Threapleton e Michael Cera – per assicurare il futuro della sua famiglia. Threapleton, figlia di Kate Winslet, sembra destinata a essere la rivelazione del film, riuscendo a incarnare alla perfezione lo stile malinconico e impassibile tipico di Anderson. «Ricordo un momento in cui avevo Tom Hanks alla mia sinistra, Bryan Cranston alla mia destra, Riz Ahmed in diagonale, Benicio davanti a me, Wes da un lato e Michael dall’altro», ha raccontato di recente Threapleton a Vanity Fair. «Mi sono semplicemente seduta lì e ho messo le mani sotto le gambe».
Pillion
Diretto e scritto da Harry Lighton, questo dramma romantico vede protagonisti Harry Melling e Alexander Skarsgård nei panni di due uomini coinvolti in una relazione di tipo sottomissione e dominio. Non sarebbe un vero Festival di Cannes senza un po’ di sesso tabù nel programma, e Pillion sembra offrire proprio questo, con riferimenti al mondo di pelle e lattice e «pup play». IN stile Babygirl, il film punta più sulla sincerità che sulla provocazione. In ogni caso, si prevede che dopo la prima ci sarà molto da discutere su ciò che viene e non viene mostrato sullo schermo.
The History of Sound
Due uomini, interpretati dagli astri emergenti Paul Mescal e Josh O’Connor, si innamorano – e questo è solo l’inizio di un ampio dramma d’epoca, che si apre nel pieno della Prima guerra mondiale. L’incontro romantico iniziale tra i due protagonisti risuona per decenni, accompagnato da un’eclettica colonna sonora di brani folk. «Ci siamo sentiti molto ragazzini quando stavamo insieme», ha raccontato Mescal a Vanity Fair parlando della sua intesa con O’Connor. «L’ho sempre detto a Josh: tira fuori una parte infantile di me. Non provavo quel tipo di leggerezza da tantissimo tempo».
Urchin
Attenzione ai film diretti da star del cinema che finiscono nella selezione di Cannes: nel corso degli anni abbiamo imparato a nostre spese la lezione, con titoli come The Last Face e Lost River. Eppure, il primo lungometraggio dell’attore Harris Dickinson suscita comunque curiosità. Il film ha come protagonista Frank Dillane (noto per Harry Potter e Fear the Walking Dead) nei panni di un giovane vagabondo che vive a Londra – una premessa che sembra avere la giusta misura per un’opera prima. E Dillane è un attore affascinante: sottile, strano, imprevedibile. Forse Dickinson andrà controcorrente e ci regalerà qualcosa di davvero valido.
The Chronology of Water
Forse anche Kristen Stewart sorprenderà! Il debutto dell’attrice alla regia è un adattamento di un memoir del 2011 che racconta la storia di una ex nuotatrice alle prese con droghe e l’esplorazione del sesso BDSM. Tutti gli elementi sembrano indicare un film provocatorio, perfetto per suscitare scalpore a Cannes. Il fatto che Stewart sia molto amata dai cinefili francesi – è infatti una uniche due attrici statunitensi ad aver vinto un César, l’equivalente francese dell’Oscar – non guasterà di certo. The Chronology of Water potrebbe inoltre rivelarsi una grande occasione per la protagonista Imogen Poots, anche se la vera curiosità è rivolta verso la sua co-protagonista Thora Birch, ex icona adolescente, che oggi appare raramente ma riesce sempre a catturare lo schermo.
Eleanor The Great
Ma aspettate, ce n’è un terzo! Le prime impressioni sul debutto alla regia di Scarlett Johansson sono positive. Protagonista è la novantenne June Squibb, candidata all’Oscar, nel ruolo di una pensionata che si trasferisce a New York dopo la morte della sua coinquilina e migliore amica. Con una distribuzione già assicurata da Sony Pictures Classics, il lancio del film nella sezione Un Certain Regard del festival rappresenta solo l’inizio di un percorso che si spera lungo e ricco di soddisfazioni per questa commedia drammatica, che Johansson ha paragonato a classici indie come Kiss e Stregata dalla luna.
Alpha
Il precedente film di Julia Ducournau, Titane, ha vinto la Palma d’Oro un po’ a sorpresa; dopotutto, un film che mostra una relazione sessuale tra una giovane donna e un’automobile non sarà mai una scelta scontata. Per questo, gli occhi sono puntati sul suo nuovo lavoro, Alpha, che ruota attorno a una ragazzina di 13 anni, anche se il resto della trama rimane avvolto nel mistero. Nonostante abbia al suo attivo solo due lungometraggi – Raw, anch’esso presentato in anteprima sulla Croisette nel 2016 – Ducournau è emersa rapidamente come una delle registe più coraggiose e audaci del panorama attuale. Questo fa di Alpha un evento cinematografico immediato.
The Secret Agent
Kleber Mendonça Filho ha fatto scalpore in Brasile per anni con i suoi drammi sociali polemici e che sfidano le convenzioni, da ultimo Bacurau, che ha vinto il Premio della Giuria a Cannes. Reduce da questo successo, Filho torna sulla Croisette con un profilo più alto, un attore più famoso (Wagner Moura, di Narcos) e un altro esame urgente della realtà brasiliana. Ambiaentato nel 1977, il film segue un esperto di tecnologia in fuga.
Vie Privée
La versatile regista francese Rebecca Zlotowski non è nuova a collaborazioni con star di Hollywood, avendo diretto Natalie Portman e un’adolescente Lily-Rose Depp in Planetarium. Quel film non fu accolto come i suoi lavori in Francia, in particolare Other People’s Children del 2022, ma Vie Privée potrebbe rivelarsi il perfetto equilibrio tra i due mondi. Viene descritto come un giallo francese e ha come protagonista nientemeno che Jodie Foster. Da non perdere.
The Mastermind
Nel 2022, Showing Up della grande regista indipendente statunitense Kelly Reichardt fu la penultima anteprima del concorso a Cannes, passata quasi inosservata dato che molti giornalisti erano già partiti – un vero peccato. Quest’anno, Reichardt torna con con un film presentato come un poliziesco. The Mastermind vanta un cast impressionante composto da Josh O’Connor, Alana Haim, John Magaro, Gaby Hoffmann e una trama intrigante basata su un furto d’arte. Forse questa volta Reichardt riceverà il giusto riconoscimento, anche se, naturalmente, il film è stato programmato di nuovo alla fine della rassegna. Sigh!
The Plague
Forse alcuni di noi dello staff di VF conservano ricordi traumatici dei canmpi sportivi estivi, ed è per questo che il debutto alla regia di Charlie Polinger ci attira così tanto. Il suo film segue un ragazzino di 12 anni in un campo di pallanuoto maschile, dove glki eventi prendonio ben presto una piega inquietante. Pensiamo che The Plague sia una sorta di horror psicologico e artistico allq maniera di Cannes, più incentrato sull’atmosfera sinistra che sui classici spaventi. In ogni caso, non vediamo l’ora di rivivere la nostra giovinezza travagliata – sullo schermo, s’intende.
Dangerous Animals
Questo film, dello scrittore e regista australiano Sean Byrne (The Devil’s Candy), sembra essere un horror più semplice. Jai Courtney interpreta un serial killer la cui arma preferita sono gli squali, una divertente rivisitazione del genere che non crediamo di aver mai visto prima. Forse il film non ha molto altro da offrire, anche se la sua presenza alla Quinzaine des Réalisateurs, spesso sperimentale, fa pensare a qualcosa di più sofisticato del solito film di serie B. In ogni caso, anche se fosse solo puro intrattenimento horror, un po’ di adrenalina è sempre benvenuta in mezzo allo sfarzo e alla serietà di Cannes.
Highest 2 Lowest
Spike Lee ci ha abituati ad aspettarci l’inaspettato e così ha fatto con la sua rivisitazione del classico di Akira Kurosawa del 1963 Anatomia di un rapimento. Il film non è stato incluso nell’annuncio ufficiale di Cannes, ma Lee ha postato sul suo Instagram che il film sarebbe stato comunque presente; A24 ha poi annunciato che il teaser sarebbe uscito nel giro di 24 ore, poi Lee lo ha diffuso quasi subito dopo. Ecco un uomo a cui piace tenerci sulle spine. È emozionante sapere che per questo progetto, che segna la prima collaborazione tra Lee e Denzel Washington dopo Inside Man (19 anni fa), tutto sembra possibile.
Sound of Falling
A ogni edizione di Cannes ci sono alcuni film meno conosciuti che fanno parlare di sé dopo le anteprime. Questo dramma tedesco, che unisce quattro generazioni di donne, fa parte della categoria. (Per la cronaca, nessuno dei nostri redattori ha ancora visto Sound of Falling). È il primo lungometraggio in otto anni della regista Mascha Schilinski, e anche il suo debutto assoluto a Cannes. Ci sono molte incognite su questo titolo, ma una certezza: sta già generando entusiasmo.
Enzo
Dopo la morte del suo amico, l’apprezzato regista francese Laurent Cantet, l’altrettanto apprezzato Robin Campillo ha assunto il ruolo di regista e co-sceneggiatore di questo dramma su un adolescente alla ricerca del suo posto in un mondo profondamete segnato dalle disuguaglianzwe sociali. La famiglia di Enzo è benestante, ma lui rifiuta le ambizioni accademiche imposte e sceglie un apprendistato nell’edilizia. In questo contesto stringe amicizia con un ucraino più anziano presente nella sua squadra di lavoro. Una trama promettente e confidiamo che Campillo – autore di film come Eastern Boys, 120 BPM e Red Island – sappia onorare la visione del suo amico scomparso.
Eddington
Il cast riunito da Ari Aster per il suo ultimo film, un western ambientato nella primavera del 2020, dice tutto sull’interesse di Hollywood per il regista di Hereditary, Midsommar e Beau Is Afraid: Joaquin Phoenix, Pedro Pascal, Emma Stone e Austin Butler. Anche quando è divisivo, quello con Aster è sempre un appuntamento imperdibile.
My Father’s Shadow
Il regista Akinola Davies Jr. ci porta nella Nigeria del 1993, dove il caos politico e sociale avvolge un’elezione controversa. Due ragazzi viaggiano verso Lagos insieme al loro padre distante e misterioso. Negli ultimi anni il cinema africano ha ottenuto grande visibilità a Cannes (l’anno scorso, con lo splendido On Becoming a Guinea Fowl, proveniente dallo Zambia) e ci auguriamo che Davies continui a portare avanti questa tradizione. Siamo particolarmente fiduciosi anche per via della presenza di Ṣọpẹ́ Dìrísù, attore britannico di talento visto nell’horror His House del 2020.
Manas
Pensando al mercato, questo piccolo gioiello brasiliano merita tutta l’attenzione possibile. Manas, debutto intenso e toccante di Marianna Brennand, offre un ritratto intimo e profondamente umano di una tredicenne che diventa maggiorenne nel cuore della foresta amazzonica, in condizioni sempre più difficili e strazianti. È uno dei pochi titoli di questa selezione ad aver già ottenuto un riconoscimento: dopo aver vinto il premio alla regia alle Giornate degli Autori di Venezia lo scorso autunno, Brennand sarà celebrata con l’ambito Women in Motion Emerging Talent Award, conferito dal Festival di Cannes in collaborazione con Kering.
Lucky Lu
Il regista Lloyd Lee Choi si è fatto un nome nel circuito dei cortometraggi, vincendo premi in festival come Berlino, SXSW e Toronto. Non sorprende, quindi, che il suo debutto nel lungometraggio stia suscitando una crescente attenzione nella sezione Quinzaine des Réalisateurs. Il film segue un immigrato cinese durante due giorni a New York, quando il suo lavoro di consegna del cibo viene messo in pericolo, proprio mentre il resto della sua famiglia sta per raggiungerlo dall’estero nella loro nuova casa.
Mission: Impossible – The Final Reckoning
Tom Cruise è il protagonista di questo piccolo dramma indipendente su un uomo che fa i conti con sé stesso. Non vediamo l’ora.
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