Ferraris pronto a lasciare FiberCop: tra l’ad e i soci divergenze sul piano
MILANO — A sei mesi dalla nomina alla guida dell’ex società della rete fissa di Telecom Italia, Luigi Ferraris, ex numero uno delle Fs, sarebbe pronto a fare un passo indietro e lasciare FiberCop. All’interno dell’azienda si parla di importanti divergenze di vedute tra il manager che ha gestito la separazione dell’infrastruttura in fibra e rame che dà lavoro a 20mila persone, e i suoi principali azionisti. A iniziare da Kkr, che essendo il socio di maggioranza è molto presente sul dossier, su cui a luglio sono stati investiti 18 miliardi. Anche il fondo F2i ( socio all’11,2%) e il Mef (16% del capitale) hanno rilevato quote importanti, e il governo è rappresentato in cda dal presidente con deleghe, Massimo Sarmi, con cui Ferraris avrebbe avuto qualche divergenza di vedute. Secondo fonti finanziarie, Kkr avrebbe anche delle riserve sul direttore finanziario Andre Rogowski, che dovrà comunque firmare il bilancio, ma che potrebbe essere sostituito a breve.
Oggi le dimissioni saranno discusse in cda
Intanto oggi è atteso un cda di FiberCop – che in agenda ha una serie di questioni ordinarie – dove dovrebbe anche essere discussa la questione delle dimissioni di Ferraris, che peraltro dovrà anche definire il suo trattamento di fine rapporto con l’azienda. Anche se il braccio di ferro va avanti da mesi, Ferraris avrebbe maturato la decisione nelle ultime ore e al momento non c’è un candidato pronto a sostituirlo, pertanto le deleghe potrebbero essere redistribuite – come prevede lo statuto – tra l’attuale management, in attesa della nomina del futuro ad. Peraltro il manager era a lavoro sul piano industriale che prevedeva 12 miliardi di investimenti in 5 anni, e che sarebbe dovuto essere approvato entro marzo dal cda e presentato al mercato, dato che la società ha diversi bond quotati. Pare che la discussione sul piano tra Ferraris e gli azionisti sia stata l’ultima goccia a far traboccare il vaso, e a questo punto toccherà al nuovo management impostare la futura strategia del gruppo. La scelta del nuovo ad, che sarà affidata probabilmente a un cacciatore di teste, spetta a Kkr, ma il Mef deve esprimere il suo gradimento.
Nuovo management, nuovo piano e trattativa con Open Finer
E così a 6 mesi dalla nascita l’azienda – che non ha ancora trovato un nuovo nome rispetto a FiberCop (ovvero quello dato nel 2020 da Luigi Gubitosi alla rete secondaria di Tim) – dovrà trovare un nuovo management per portare avanti il piano di investimenti, ma anche per gestire le trattative per dare vita alla rete unica. Kkr pare infatti determinata ad aprire un negoziato con la rivale Open Fiber, per mettere insieme le due infrastrutture. Un’operazione complicata che vede il governo schierato ai due lati del tavolo, in minoranza in FiberCop e in maggioranza nella rete concorrente controllata attraverso Cdp (60%) insieme al fondo Macquarie (40%).
L’operazione, oltre a essere complessa, presenta anche notevoli profili Antitrust, che potrebbero essere risolti cedendo a Macquarie la rete in fibra nelle aree nere, ovvero quelle più redditizie e dove c’è più concorrenza tra i due operatori. In proposito a fine dicembre FiberCop aveva sollevato dall’incarico la responsabile di rete Elisabetta Romano, assumendo al suo posto come chief technology officer Stefano Paggi, ovvero l’ex manager Telecom che aveva partecipato alla nascita e alla creazione della rete di Open Fiber, dove ha lavorato dal 2016 al 2022.
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