Ambiente

‘Fermiamo trafficanti del grano’, centinaia in piazza a Cagliari – Mondo Agricolo

“Fermiamo i trafficanti del
grano”, “Senza grano italiano non c’è futuro”, “Basta grano
importato senza regole: Stiamo coltivando rabbia”. Sono solo
alcune delle grida del mondo cerealicolo sardo e italiano che è
sceso in piazza questa mattina da Nord a Sud del Paese. A
Cagliari centinaia di cerealicoltori sono arrivati davanti alla
Prefettura per far sentire la loro voce contro quelle che
ritengono essere le speculazioni in atto su un prodotto simbolo
del Paese. Prezzi bassi, concorrenza sleale, importazioni fuori
controllo, il settore continua a vivere un momento di grande
difficoltà.

   
Durante la giornata il prefetto di Cagliari Giuseppe Castaldo
ha incontrato una delegazione di Coldiretti guidata dal
presidente Battista Cualbu. La protesta Coldiretti arriva mentre
il prezzo del grano duro è crollato a 28 euro al quintale, con
un calo del 30% in un anno, tornando ai livelli pre-guerra in
Ucraina, mentre i costi di produzione sono aumentati del 20% dal
2021. Un chilo di pasta oggi viaggia sui 2 euro, ma agli
agricoltori vengono riconosciuti appena 28 centesimi al chilo di
grano. In Sardegna continua il calo delle produzioni con 28.475
ettari coltivati a grano duro nel 2025 (elaborazione Coldiretti
su dati Istat) in discesa rispetto all’annata precedente. Ma la
situazione non è migliore nel resto del Paese con a rischio
quasi 140 mila imprese agricole, soprattutto nel Mezzogiorno.

   
“Oggi siamo in piazza anche in Sardegna nell’ambito di una
grande mobilitazione nazionale che riguarda un settore
strategico per l’economia della nostra isola. La cerealicoltura
vive una crisi profonda, aggravata da pratiche sleali che
ignorano la norma nazionale sul divieto di pagare sotto i costi
di produzione – dice Cualbu – Chiediamo una filiera vera, che
non si limiti alla qualità del prodotto ma garantisca anche un
prezzo giusto e certo per gli agricoltori, già prima dell’inizio
delle campagne. Non possiamo continuare a subire l’invasione di
grani esteri a basso costo e di dubbia sicurezza, che mettono
fuori mercato i nostri produttori e rappresentano un rischio per
i consumatori. Senza regole rispettate e senza un riconoscimento
economico equo, rischiamo di perdere un comparto che è parte
integrante della nostra sovranità alimentare e del futuro delle
campagne sarde”.

   

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