Femminicidio di Spoleto, chiuse le indagini a carico di Romita: non c’è stata premeditazione
di Chiara Fabrizi
La Procura di Spoleto ha chiuso le indagini a carico di Nicola Gianluca Romita, il 48enne che lo scorso 26 marzo ha ucciso la moglie Laura Papadia, 36 anni, nell’appartamento in cui vivevano a Spoleto.
All’uomo, che ha confessato il delitto, il procuratore capo Claudio Cicchella e il sostituto Alessandro Tana contestano l’omicidio volontario aggravato dal legame coniugale, ma non anche dalla premeditazione. Una pista, questa, che gli inquirenti hanno a lungo battuto, complici una serie di elementi emersi durante le indagini a carico di Romita, ossia dalla disponibilità di liquidità a ferie richieste e poi revocate fino all’ipotesi di un viaggio all’estero, ma che alla fine non hanno contestato formalmente al 48enne, che dal 26 marzo scorso è recluso nel carcere di Spoleto.
Per la Procura di Spoleto, dunque, il femminicidio di Laura Papadia è avvenuto al culmine di una lite di coppia: Romita, è la ricostruzione, avrebbe strangolato la moglie stringendole le mani intorno al collo e anche utilizzando un indumento della stessa Papadia. I magistrati hanno poi individuato come parti offese il padre di Laura Papadia, Maurizio, e i due fratelli, Fabio e Alessandro, oltre all’associazione “Per Marta e per tutte”. Come di prassi ora la difesa, rappresentata dagli avvocati Luca Maori e Luca Valigi, ha 20 giorni di tempo per presentare memorie difensive, far sottoporre a interrogatorio Romita o chiedere l’accesso a programmi di giustizia ripartiva.
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