Femminicidio a Ripaberarda, Emanuela Massicci fu ammazzata di botte. Il marito Massimo Malavolta rinviato a giudizio. Il suocero: «Merita l’ergastolo»

ASCOLI «Chiediamo l’ergastolo, la pena più severa che ci possa essere». Lodovico Massicci, a stento riesce a nascondere la commozione e con un filo di voce, all’uscita dal tribunale di chiede giustizia per la figlia Emanuela, ammazzata di botte il 19 dicembre dello scorso anno dal marito Massimo Malavolta nella loro abitazione di Ripaberarda.
Il rinvio a giudizio
Ieri mattina, davanti al gup, Angela Miccoli, si è tenuta l’udienza preliminare al termine della quale la giudice ha rinviato a giudizio l’operaio per omicidio volontario e maltrattamenti.
Il processo si aprirà il l’8 gennaio davanti ai giudici della Corte d’assise di Macerata. Massimo Malavolta non era presente in aula ed è rimasto nella cella del carcere di Marino del Tronto dove è detenuto. « Mi sembra la scelta più opportuna – ha detto il suo difensore, Saveria Tarquini – Malavolta, se si considera che nei giorni successivi al fatto era in coma, ora sta molto meglio e sta seguendo una terapia farmacologica psichiatrica. Il suo pensiero costante è sempre per i suoi due figli ai quali hascritto anche una lettera, che ho io, dove confessa di soffrire per la loro mancanza». C’erano, invece i genitori di Emanuela, Lodovico e Luciana, che hanno assistito all’udienza. Davanti al gup, l’avvocata di Malavolta, Saveria Tarquini, ha chiesto per il proprio assistito la concessione del rito abbreviato per quanto riguarda il reato di maltrattamenti.
La strategia
«È solamente una scelta mia strategica, ovviamente ero ben consapevole che l’abbreviato in questa sede sarebbe stato dichiarato inammissibile – ha spiegato Tarquini -. Ma in corte d’assise, qualora i giudici riconoscessero delle attenuanti, potrei avere dei benefici sulla pena che verrà emessa». Nel corso dell’udienza, si sono costituiti parte civile i due figli della coppia tramite l’avvocata Cristina Perozzi a cui il tutore legali dei bambini, l’avvocato Achille Buonfigli, ha affidato l’incarico. Si sono costituiti come parte lesa anche i genitori di Emanuela mentre ha deciso di non farlo il fratello della vittima. «Mi sono costituito parte civile in nome e per conto dei genitori di Emanuela Massicci – dice l’avvocato Nazario Agostini -. Questa vicenda è agghiacciante anche per me, che pure frequento casi di omicidio nella mia lunga vita professionale. Emanuela non è stata ammazzata con un gesto subitaneo, con quello che è giuridicamente un dolo d’impeto, ma è stata massacrata con un lento, brutale supplizio che le è stato inflitto da quello che sulla base degli atti, a mio avviso, risulta un’omicida, l’autore di un delitto efferato». Quella tragica sera del 19 dicembre, Massimo Malavolta, sotto l’effetto della cocaina, mentre erano nella loro camera da letto, ha picchiato la moglie fino a procurargli le fratture del naso, delle sette costole, dell’ulna del braccio sinistro e le lesioni che hanno poi determinato il lento dissanguamento fino alla morte di Emanuela. Una furia omicida messa in atto mentre i loro due figli erano nella camera accanto.




