Fedagripesca, ‘con aumento import miele italiano va difeso’ – Cibo e Salute
“In Europa si producono 270.000
tonnellate di miele e se ne importano all’incirca 170mila. In
virtù degli ultimi accordi di libero scambio, con l’Ucraina, il
Messico e il Mercosur, verrà istituita una quota di importazioni
di miele a dazio zero pari a 115mila tonnellate. Di fronte a
questa prospettiva che impensierisce i nostri produttori,
diventa strategico rispondere con un approccio di sistema che
punti su una migliore identificazione e tutela del nostro
prodotto, attraverso una normativa chiara che disciplini e
rafforzi non solo i controlli di ingresso ma che garantisca la
tracciabilità nei vari percorsi lungo la filiera e fino ai punti
distributivi”. Lo ha detto il presidente di Confcooperative
Fedagripesca Raffale Drei intervenendo al workshop ‘Sanità e
apicoltura, sfide e opportunità’ svoltosi oggi al Ministero
della Salute. Secondo il presidente Drei “è fin troppo evidente
il rischio di concorrenza sleale causato dall’importazione di
mieli di bassa qualità provenienti da Paesi terzi, non conformi
in molti casi ai rigidi standard qualitativi previsti dalle
normative europee. Senza considerare come l’incremento delle
importazioni di prodotti extra Ue rischi di avere un impatto
importante sul prezzo. Per tutelare le nostre produzioni occorre
uno sforzo comune, tra associazioni e istituzioni, per rivedere
tutti gli aspetti normativi che vanno dall’allevamento delle
api, alla gestione del miele, fino all’immissione sul mercato”.
Il presidente di Confcooperative Fedagripesca ha poi espresso
apprezzamento per l’impegno del ministro Lollobrigida “in difesa
della qualità dei nostri prodotti rispetto a quelli importati,
spesso adulterati o frutto di sofisticazioni, a tutela della
salute dei cittadini e dell’attività dei produttori italiani”.
In ultimo, Drei ha ricordato come “l’utilizzo dei fitofarmaci,
specie se male utilizzati, possa certamente mettere a
repentaglio la salute degli alveari, ma è altrettanto vero che
se gli agricoltori smettono di usare fitofarmaci, il rischio è
che non avremo proprio più cibo, perché non riusciremo più
produrlo”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Source link



