Farmaci anti-obesità a base di semaglutide e tirzepadite: tagliati i costi negli Stati Uniti. E in Italia?
La mossa di Novo Nordisk è di quelle che segnano un cambio di passo. L’azienda farmaceutica danese ha deciso di abbassare i prezzi di Wegovy e Ozempic negli Stati Uniti, due farmaci chiave nel boom globale dei trattamenti anti-obesità basati su agonisti del GLP-1 (come anche lo Zepbound di Eli Lilly), in un contesto in cui la domanda cresce più rapidamente dell’offerta e dei budget sanitari. La riduzione dei listini ha un significato duplice: da una parte la volontà di consolidare la leadership in un mercato in fortissima espansione, dall’altra la necessità di rispondere alle pressioni dei sistemi sanitari, che stanno iniziando a interrogarsi sull’impatto economico di terapie che, pur efficaci, comportano un costo mensile non trascurabile.
Nello specifico le due aziende, Eli Lilly e Novo Nordisk, hanno siglato un accordo con l’amministrazione statunitense per abbassare i prezzi dei farmaci anti-obesità a base di GLP-1 destinati ai programmi pubblici Medicare e Medicaid e ai pazienti senza copertura assicurativa. In base all’intesa, le versioni orali in arrivo costeranno circa 149 dollari al mese (circa 128 euro), le iniezioni saranno portate a circa 350 dollari al mese (circa 302 euro) con un obiettivo di discesa verso i 245 entro due anni. Per i pazienti Medicare – anche quelli in sovrappeso con prediabete e non solo quelli con obesità associata a diabete o malattie cardiache – è previsto un tetto, sorta di rimborso, di circa 50 dollari al mese. In cambio, i due gruppi riceveranno una sospensione temporanea triennale dei dazi sui propri prodotti e procedure accelerate per l’approvazione di nuovi farmaci.
Il taglio dei prezzi arriva mentre, in diversi paesi, il dibattito si allarga oltre la gestione del diabete di tipo 2 – per cui Ozempic è rimborsato, era stato pensato e ormai pacificamente utilizzato – e punta sempre di più alla cura dell’obesità come malattia cronica a sé stante. Con tutti i rischi, che abbiamo visto più volte, di utilizzarli invece (spesso fuori da prescrizioni) per il semplice dimagrimento anche in persone non obese. L’espansione delle indicazioni, favorita anche dalla nuova legislazione che in Italia riconosce formalmente l’obesità come malattia cronica, apre scenari del tutto nuovi sul fronte dell’accesso alle cure.
La situazione italiana: più disponibilità, pochi rimborsi
Nonostante l’Italia si stia allineando alle evidenze scientifiche e abbia riconosciuto l’obesità come malattia cronica – è tale dallo scorso primo ottobre con l’approvazione definitiva da parte del Senato della legge Pella – il tema dell’accesso ai nuovi farmaci rimane delicato. Oggi Wegovy non è rimborsato dal Servizio Sanitario Nazionale per l’indicazione obesità mentre Ozempic è rimborsato esclusivamente per il diabete di tipo 2: qualsiasi utilizzo per affrontare l’obesità conclamata che riguarda 6 milioni di italiani rimane interamente a carico del paziente. Anche Mounjaro, sempre di Ely Lilly e a base di tirzepatide come Zepbound, uno dei nuovi farmaci più promettenti, è rimborsato solo per il diabete e non per il sovrappeso o l’obesità.
I trattamenti a base di semaglutide, nati per la cura di alcune forme di diabete, sono sempre più usati con risultati rapidi e sorprendenti anche da chi ha problemi di sovrappeso e obesità. La scienza si interroga sui possibili effetti collaterali, come spiega uno dei massimi esperti internazionali di longevità
L’Agenzia italiana del farmaco ha ribadito chiaramente che una rimborsabilità generalizzata non è allo studio, almeno nel breve periodo: il numero di potenziali pazienti sarebbe troppo elevato per i conti del SSN e servirebbe definire criteri molto selettivi, rivolti soprattutto ai pazienti più fragili o con gravi comorbidità. La stessa società scientifica SIMDO ha proposto modelli di rimborsabilità selettiva, ma per ora senza traduzione operativa. L’obesità dovrà anzitutto essere inserita nei Lea – al momento, checché se ne dica, è ufficialmente inserita solo nel Piano nazionale cronicità – prima di poter accelerare sulla strategia di rimborsabilità, al momento molto complessa.
Ad oggi, chi desidera iniziare una terapia anti-obesità con GLP-1 deve dunque sostenere costi mensili significativi: in Italia si va dai 220 ai 380 euro al mese per le somministrazioni di semaglutide e dai 350 ai 600 euro per la tirzepatide, cifre che limitano fortemente l’accesso fuori dalle fasce di reddito più alte.
Regioni italiane: nessun rimborso locale né protocollo
Un altro punto cruciale riguarda le regioni, che possono talvolta attivare percorsi o rimborsi propri in base all’autonomia sulla sanità. Una verifica approfondita delle delibere regionali e dei protocolli terapeutici non mostra, al momento, alcuna regione italiana che rimborsi i farmaci anti-obesità per l’indicazione obesità o che abbia previsto percorsi sperimentali dedicati.
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