Marche

Fano, cinque morti (e numerosi incidenti) in 20 anni: erano tutti paracadutisti esperti


FANO – Una domenica baciata dal sole anche 19 anni fa. Una domenica intrisa di dolore, choc e sgomento allora come oggi al campo d’aviazione di Fano. Era il 12 novembre 2006 quando Daniele Mencarelli, 47 anni, fanese, sposato, un figlio, direttore di un’agenzia bancaria con la passione per il volo, perse la vita all’ospedale di Torrette dopo essersi schiantato con il paracadute sulla recinzione esterna dell’aeroporto di Fano. Era il suo ultimo lancio. Un fatale errore, si disse. Una virata troppo ritardata. Aveva alle spalle 1.800 ore di volo ed era istruttore della scuola Alimarche.

L’anno dopo, nel 2007, è stato Andrea Zuliani, 28 anni, friulano di Codroipo, a perdere la vita a Fano per le lesioni riportate in un lancio finito male. Anche in questo caso, forse, un errore di valutazione in fase di atterraggio da parte di un paracadutista esperto arrivato nella Città della Fortuna con la sua squadra di lancio sportivo. Perché a Fano, al centro Skydive (Fano Sky Team, 200 soci), dove ci si lancia vedendo il mare dall’aeromobile Pilatus Porter PC-6,  arrivano da tutta Italia. Il panorama è unico e il centro organizza stage di allenamento e d’istruzione avanzata di paracadutismo agonistico con la presenza di campioni di levatura mondiale.

Una eccellenza dell’aria.

Il terzo incidente mortale si è poi verificato 7 anni dopo, nel 2014. Anche Dario Mandragola, 45 anni, era esperto e aveva alle spalle più di 500 lanci. Per lui fatale un problema tecnico: dopo aver volteggiato nel vuoto fino a 1500 – 1200 metri da terra, ha aperto il paracadute, ma si è accorto che la vela non si apriva bene, quindi ha azionato quello di emergenza, ma destino ha voluto che questo gli si attorcigliasse attorno ad una gamba costringendolo a precipitare nel vuoto fino a trovare la morte.

Cinque morti, con la tragedia odierna di Ermes e Violetta, ma anche innumerevoli  incidenti (almeno una decina, a fronte però di migliaia e migliaia di lanci) negli ultimi 20 anni, per  una passione che non ammette errori, disattenzioni o semplici fatalità. Come nel 2014 quando un uomo di 59 anni, colpito da un malore durante il lancio, finì in mare aperto, davanti alla Sassonia. A salvarlo furono due surfisti. 




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