Salute

Famiglia nel bosco: per me la priorità va data alla libertà

Da settimane la vicenda della famiglia che ha scelto di vivere in un bosco situato nella provincia di Chieti sta infiammando il dibattito sui media e l’opinione pubblica si è spaccata in due fronti contrapposti, tra chi ritiene che la decisione del tribunale di allontanare i figli dai due genitori sia una giusta e sacrosanta applicazione della legge e chi invece sostiene che si tratti di un abuso di potere da parte delle istituzioni.

Le motivazioni che hanno indotto i magistrati a togliere la potestà genitoriale alla coppia anglo-australiana collocando i figli in una casa famiglia a Vasto includono vari fattori, tra cui la presunta inadempienza dell’obbligo scolastico e sanitario per i minori che hanno tra i 6 e gli 8 anni, la presunta mancanza di occasioni di socializzazione a cui i bambini sarebbero costretti dalle scelte esistenziali dei genitori e le caratteristiche dell’abitazione, sprovvista delle idonee condizioni igienico-sanitarie. A complicare il quadro, la recente notizia della rinuncia del loro avvocato difensore a proseguire il mandato perché, a suo dire, la coppia avrebbe opposto una serie di dinieghi all’offerta dell’amministrazione comunale e di alcuni privati cittadini intenzionati a concedere loro un’abitazione alternativa in attesa che la cascina nel bosco venga ristrutturata e dotata di adeguati servizi igienici.

Una versione che viene completamente smentita dai diretti interessati che, attraverso i nuovi legali subentrati a quello precedente, hanno dichiarato di aver potuto finalmente prendere visione delle richieste delle autorità scritte in lingua inglese e di essere disposti ad un atteggiamento conciliante pur di riabbracciare i propri bambini e ritornare alla vita serena che conducevano prima che i servizi sociali irrompessero nella loro quotidianità, fatta di scelte forse estreme ma sempre consapevoli tra coltivazione di frutta e verdura, fonte principale della propria dieta vegetariana insieme al pane fatto nella cucina a legna, animali da cortile allevati a scopo di compagnia e non di alimentazione, rifiuto dell’energia elettrica e dell’acqua corrente – a loro dire inquinata dal cloro – e di una modernità che non soddisfa per niente il loro concetto di felicità.

Perché a mio avviso è proprio di questo che si tratta, del diritto alla felicità, alla libertà e all’autodeterminazione di ogni individuo di poter disporre della propria vita come meglio crede. Soprattutto alla luce di quanto è stato accertato non più di qualche giorno fa, quando dai database della Asl competente e dal Ministero dell’Istruzione sono emersi documenti in cui si attesta che i bambini possiedono regolarmente il libretto sanitario, hanno un medico curante, hanno ricevuto il vaccino esavalente e hanno rispettato l’obbligo scolastico attraverso gli esami che confermano la validità dell’istruzione parentale. Per quel che riguarda il diritto alla socializzazione e alla frequentazione di loro coetanei, la questione è controversa perché – contrariamente a chi afferma che i piccoli sarebbero isolati dal resto del mondo – ci sono parecchie testimonianze di famiglie che abitano nei pressi del bosco che raccontano di come i propri figli abbiano trascorso interi pomeriggi giocando e divertendosi all’aria aperta, proprio con i tre bambini che ora si trovano all’interno della comunità protetta.

A questo riguardo possiamo forse affermare che i bambini e i ragazzi che vivono nel comfort e negli agi degli appartamenti nei condomini delle nostre città, spesso chiusi nelle loro camerette chini sugli smartphone o incollati alla playstation, abbiano grandi occasioni di socializzare con altri coetanei?

Rimane dirimente la questione della casa rurale sprovvista dei servizi igienici che potrà essere facilmente risolta con la ristrutturazione prevista, ma anche in questo caso perché una persona o un nucleo familiare dovrebbe essere costretto ad adeguarsi alla modernità se il suo stile di vita e le sue convinzioni non lo prevedono?

“Vai finalmente a stare in città, là troverai le cose che non hai trovato qui, potrai lavarti in casa senza andar giù nel cortile” diceva un giovane Adriano Celentano al suo alter ego ragazzo della via Gluck, non troppo convinto della scelta di abbandonare la sua vecchia e amata dimora. Non succedeva certo nel medioevo ma solo qualche decennio fa e certamente molti di noi saranno felici di essere nati in tempi più recenti. Ma se l’idea di potersi godere un bel bagno caldo in una vasca idromassaggio a due piazze è un’opzione del tutto lecita e rispettabile, lo è altrettanto quella di chi sceglie di vivere in una casa di pietra in mezzo alla natura. Con il bagno nel bosco.


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