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FAMIGLIA NEL BOSCO: ANM, “SALVINI, POLEMICHE STRUMENTALI”, CRITICHE A NORDIO, VICINANZA A MAGISTRATI | Notizie di cronaca

L’AQUILA  – “Ci sorprende che il ministro della Giustizia Carlo Nordio abbia nell’immediatezza annunciato una possibile ispezione ed abbia al contempo ammesso di non conoscere il contenuto del provvedimento, ovviamente conosciamo le sue prerogative, ma ci piacerebbe una maggiore cautela e che non si perda mai di vista la complessità di questa vicenda”. E ancora “per quello che riguarda Matteo Salvini, ritengo che bisognerebbe evitare di alimentare polemiche che a volte sembrano solo strumentali e che soprattutto banalizzano la complessità di una vicenda che è oggettivamente complicata”.

Non ha usato mezze misure, rivendicando l’autonomia sancita dalla Costituzione della magistratura rispetto al potere politico, il vicepresidente nazionale dell’Associazione nazionale magistrati, Marcello De Chiara, nella riunione di urgenza oggi al Tribunale dell’Aquila, con all’odine del giorno i violenti attacchi subiti  da Cecilia Angrisano, presidente del Tribunale per i minorenni, e dal pubblico ministero Angela D’Egidio, convocata Presente anche la presidente distrettuale Virginia Scalera.

Questo a seguito dell’ordinanza che ha disposto, dopo una istruttoria durata un anno, l’allontanamento momentaneo dei tre figli piccoli di Catherine e Nathan, la coppia anglo-australiana che vive nel bosco di Palmoli, in provincia di Chieti. . I magistrati si sono stretti intorno alle lor due colleghe, che hanno ricevuto dai vari haters che imperversano sui social anche minacce di morte. Con il vicepremier Matteo Salvini, leader della Lega che ha duramente contestato la loro decisione, e alimentato campagne social e anche indetto una raccolta firme nelle piazze.

Applausi a scena aperta per l’intervento di Angrisano, che in precedenza non ha inteso rilasciare dichiarazioni alla stampa.

“Sono qui per dire questo – ha esordito Angrisano – noi come tutti i giudici, come tutti i Tribunali, ci occupiamo di diritti. L’occhio con cui noi decidiamo questioni di diritto è quello di quei diritti che a tutti i minori sono garantiti a partire, se non vogliamo fare riferimento soltanto all’ordinamento nazionale, dalla Convenzione dell’Onu del 1989,  che ha un articolo, il 29 che indica in modo estremamente chiaro  i limiti della libertà educativa genitoriale nei confronti dei diritti dei loro figli”.

Per poi aggiungere: “i figli non sono proprietà di nessuno, non sono proprietà dei genitori e i saggi dicevano che per educare un bambino e far crescere un bambino ci vuole una comunità. Questo avrei voluto dire a chi mi ha insultato, offeso, minacciato – cose di cui non mi importa niente, non è la prima, non sarà l’ultima volta della mia lunga carriera di magistrato penale e minorile -: voi siete davvero sicuri che sia un diritto dei genitori disporre della vita dei figli? Ma voi siete davvero sicuri che possiamo tornare a quello che era la parte barbarica del diritto romano, prima che pure quello venisse mitigato? Ma voi siete sicuri che i figli non abbiano dei diritti e che l’educazione non sia un dovere e non abbia dei criteri a cui appellarci?”

Tornando sul caso della famiglia nel bosco: “Noi abbiamo applicato delle regole giuridiche, contemperate, dopo aver fatto dei tentativi di un bilanciamento tra interessi e diritti sempre volto nell’ottica degli interessi del minore, quindi cercando la collaborazione dei genitori perché loro stessi riescano ad attuare quei diritti. Se questa collaborazione viene, se la disponibilità a migliorare c’è, si cerca di prendere la via più vicina a quel diritto principale, universale, che è quello del diritto del bambino alla felicità, che prevederebbe il poter vivere serenamente con i suoi diritti garantiti all’interno della sua famiglia di origine. E abbiamo uno strumentario che abbiamo utilizzato. Bene, male? Lo dirà la Corte che ci valuterà in appello, lo diranno i successivi gradi”.

E sulle minacce ricevute ha chiosato:  “Sono molto contenta che sia capitato a me che ho 35 anni di esperienza, e non ho i social, felicemente, perché ho letto tutto dopo, a parte quello che succedeva sui giornali, perché vi assicuro che trovarsi in questo marasma i con due anni scarsi di funzione,  eccellentemente svolta, come nel caso di Angela, non è una cosa semplice”.

Ha aggiunto sulla vicenda il vicepresidente De Chiara:  “Ci avvia, da quello che apprendiamo, ad una soluzione auspicabile, perché probabilmente la famiglia ha sicuramente accettato le condizioni richieste, poi ovviamente noi non siamo qui per valutare il merito, ma solo per dare solidarietà a colleghi, che in maniera del tutto ingiustificata sono oggetti di attacchi personali.  Ovviamente non è compito dell’associazione dire qualcosa sul merito del provvedimento, perché  esistono organi preposti a valutarne la fondatezza e la legittimità. Oggi la giunta sezionale ha però organizzato un’assemblea alla quale abbiamo ritenuto importante esserci,  per manifestare questa solidarietà anche con la nostra presenza”.

Questo perchè, “ovviamente la critica è legittima, ma va espressa entro certi limiti precisi, i social devono essere usati con cautela, quando si parla di decisioni così complesse, perché il rischio è di compromettere da un lato la serenità e dall’altro dare messaggi fuorvianti. La comunicazione sui social fa perdere la complessità della vicenda, tanti aspetti non sono stati ben descritti sui social e questo io credo che non sia utile per l’opinione pubblica, che invece deve avere una conoscenza effettiva e precisa”. E il bersaglio, ancora una volta è stato Matteo Salvini.

Per poi avanzare un sospetto, per non dire una quasi certezza, il vero obiettivo del tentativo di delegittimazione è collegato al prossimo referendum sulla giustizia che chiamerà gli italiani ad esprimersi sulla riforma del governo del centro destra di Giorgia Meloni che prevede la contestatissima separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri.

“Questi attacchi strumentali ci preoccupano e ci spingono a temere che siano funzionali ad una campagna che sta assumendo il nostro malgrado dei toni secondo noi inappropriati, perché si sta sempre di più trasformando in una campagna di delegittimazione alla magistratura, questo è un esempio piuttosto evidente, i magistrati hanno assunto una decisione all’esito di una lunga istruttoria, non dovrebbe questo diventare oggetto di propaganda”, ha detto De Chiara.

Sulla stessa lunghezza d’onda la presidente distrettuale Scalera, che prende anche lei di mira il ministro Nordio: “sarebbe auspicabile che quando si esprimono giudizi di qualsiasi tipo, le carte vengano lette, e sarebbe anche auspicabile che ci sia un rapporto con la giurisdizione il più possibile rispettoso della separazione dei poteri”.

“Stiamo parlando comunque di una vicenda che interessa tre minorenni, quindi una vicenda particolarmente delicata in cui le istituzioni e la giurisdizione e la magistratura mettono impegno, passione e soprattutto serietà. Noi purtroppo siamo stati in questa vicenda, diciamo, coinvolti in un battage mediatico che forse era da destinare a qualcos’altro, ma siamo felicissimi di essere qua e di rappresentare ai colleghi del Tribunale per i minorenni tutta la solidarietà dei magistrati del distretto e anche dei magistrati d’Italia, visto che c’è la rappresentanza nazionale dell’Anm per l’attività che hanno svolto, insomma, con serietà, serenità e senza farsi condizionare”

E anche lei sospetta che la vicenda sia collega alla campagna referendaria: “Speriamo sempre che il ruolo delle istituzioni si mantenga nell’alveo istituzionale speriamo che ci sia serenità nell’approccio anche nel referendum costituzionale che  si ricordi che la Costituzione è di tutti e quindi che non si strumentalizzino mai vicende di questo tipo, per ottenere un risultato che poi è di tipo politico. A maggior ragione perché ci sono tre minorenni”.

Anche Angrisano ha toccato il nervo scoperto: “È lecito aspettarsi la critica, non è lecito, non è corretto, non è giusto, come è successo, a doversi trovare a fronteggiare un atteggiamento di un ministero che due giorni dopo ci fa tre richieste una dietro l’altra, e da ultimo chiede, e questo è ancora più grave, a tutti i Tribunali per i minorenni di dichiarare gli allontanamenti, avendo costruito un sistema che non ci consente di estrapolarli più, come è noto allo stesso ministero che ce l’ha scritto a settembre, dandoci termine tra il 27 novembre e il 1 di dicembre. In un momento come questo in cui stiamo riparlando di allontanamenti zero, come se ‘allontanamenti zero’ fosse il diritto dei minori. Ma quello è il diritto degli adulti a fare dei loro figli una cosa loro, l’allontanamento è una misura protettiva, non è una misura sanzionatoria per i minorenni, e l’Italia e il paese in Europa che allontana di meno”.

Infine un rammarico, sulla violata privacy da parte di certa stampa famelica e scandalistica.

“Non solo noi giudici siamo stati oggetto di attacchi più o meno sconsiderati. Non è stato mantenuto e garantito nemmeno il diritto alla riservatezza dei minori, che il nostro ordinamento riconosce. Quei bambini sono stati esposti nella loro immagine, nel loro nome, nel loro posto dove vivevano, in tutto quello che la legge prevede che non si possa fare con un minorenne”.

Per poi concludere: “Non amo fare dietrologie, ma ci sono state le manifestazioni chiare di collegamento con alcune idee, con tutto quello che fa presa sulla possibilità della gente di sentirsi coinvolta e di sostituire ai commenti sulla partita della Nazionale, quelli sulla famiglia degli altri. Questo livello però è stato volutamente, come dire, portato ad emergere, da chi aveva forse un interesse a che ciò accadesse. E questo inizia a preoccupare, non succede solo al Tribunale dei minorenni dell’Aquila, agitando il tema della famiglia, tornando ad una visione adultocentrica, in pieno contrasto con tutte le carte nazionali e sovranazionali, che stabiliscono il principio preminente dell’interesse del fanciullo, soggetto vulnerabile e privo di voce, che non è in grado di rivolgersi a un rappresentante avvocato che lo difenda, se non dopo che qualcun altro, e cioè il Pubblico Ministero, abbia inteso attivare l’azione giudiziaria, per la tutela dei suoi diritti”.

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