Fame nel mondo, gli ultimi dati raccontano due storie opposte: mentre 673 milioni soffrono ancora la fame, i tagli agli aiuti umanitari rischiano di provocare una strage di 4,5 milioni di bambini
La percentuale segna un miglioramento rispetto all’8,5% del 2023 e all’8,7% del 2022, traducendosi in una riduzione di 15 milioni di individui rispetto all’anno precedente. Tuttavia, i valori restano superiori ai livelli pre-pandemici, principalmente per l’impatto dell’alta inflazione alimentare che ha frenato la ripresa della sicurezza alimentare mondiale.
Sviluppi contrastanti: Asia e America Latina migliorano, Africa e Asia occidentale peggiorano
Le dinamiche regionali rivelano andamenti divergenti che delineano un quadro di profonde disuguaglianze. L’Asia meridionale registra progressi notevoli con la prevalenza della sottoalimentazione calata dal 7,9% del 2022 al 6,7% del 2024, coinvolgendo 323 milioni di persone. Parallelamente, l’America Latina e i Caraibi mostrano una flessione dal picco del 6,1% del 2020 al 5,1% del 2024, interessando 34 milioni di individui. In netto contrasto, l’Africa presenta una situazione critica con oltre il 20% della popolazione che soffre la fame, equivalente a 307 milioni di persone.
Nell’Asia occidentale, il fenomeno colpisce il 12,7% degli abitanti, superando i 39 milioni di individui. Le proiezioni per il 2030 indicano che fino a 512 milioni di persone potrebbero essere cronicamente denutrite, con quasi il 60% concentrate nel continente africano, rendendo sempre più difficile il raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 2 (Fame zero).
Nuove minacce: tagli agli aiuti rischiano di causare 14 milioni di morti
L’analisi della malnutrizione infantile evidenzia progressi parziali ma significativi: la prevalenza del ritardo della crescita nei bambini sotto i cinque anni è diminuita dal 26,4% del 2012 al 23,2% del 2024, mentre l’allattamento esclusivo nei primi sei mesi è aumentato dal 37,0% del 2012 al 47,8% nel 2023. Tuttavia, emerge una nuova preoccupazione legata alle decisioni politiche sui finanziamenti umanitari.
Uno studio pubblicato sulla rivista The Lancet il 1° luglio lancia un allarme sui potenziali effetti devastanti dei tagli agli aiuti da parte di USAID e altri governi europei. La ricerca del Barcelona Institute for Global Health stima che senza un’inversione di rotta, tali riduzioni potrebbero causare 14 milioni di morti aggiuntive entro il 2030, di cui 4,5 milioni bambini sotto i 5 anni.
Come evidenzia Simone Garroni, Direttore Generale di Azione Contro la Fame: “La fame non è una tragedia naturale, ma una conseguenza diretta di scelte politiche. Non è il risultato della scarsità, ma dell’inerzia”.
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