Marche

falso testamento per accaparrarsi oro, vestiti di lusso e case. In 4 a processo

FABRIANO Falso testamento – scritto grossolanamente in stampatello – per intascarsi i beni della defunta. È da questa base accusatoria che la procura ha incardinato il processo nei confronti di quattro imputati, sospettati di aver truccato le ultime volontà di una fabrianese, ex insegnante di italiano, morta nel gennaio del 2019. Alla sbarra ci sono un 86enne (la moglie, anche lei finita sotto accusa, è nel frattempo morta), una coppia di coniugi di 66 e 67 anni e un 46enne, tutti residenti a Fabriano.

La denuncia

Proprio quest’ultimo, che dava una mano all’anziana per la spesa, il pagamento delle bollette e altre faccende quotidiane, aveva dato impulso alle indagini. Nutriva dubbi sulle volontà e sui movimenti intrapresi dalle due coppie subito dopo la morte della donna, spirata all’ospedale. Aveva segnalato le sue perplessità ai carabinieri di Fabriano, ma è finito anche lui a processo. Non avrebbe comunque mai messo le mani sui beni della defunta. Gli altri tre imputati avrebbero avuto con l’ex insegnante un semplice rapporto di conoscenza. Nessuna parentela.

Stando alla ricostruzione accusatoria, gli imputati si sarebbero accordati per realizzare un testamento da attribuire all’anziana. Scritto in stampatello (cosa insolita per una ex docente di italiano) e con l’indicazione di aprire una successione che li avrebbe portati a nominarli come eredi. La signora non aveva figli, ma cugini. Questi erano venuti a conoscenza della morte della donna quando già era stata seppellita. Da lì avevano poi scoperto l’esistenza del testamento, successivamente dichiarato nullo da un perito. Impossibile, stando alle risultanze, che lo avesse scritto l’anziana. In aula, l’ultimo a testimoniare è stato un nipote della donna. Ha ricordato di aver fatto accesso, attraverso un fabbro, alle due abitazioni della defunta nell’estate del 2020. Prima, nella casa di Fabriano, poi in quella di Cerreto d’Esi. Stesso copione: «Mancavano diverse cose, ad esempio c’erano le scatole ma non i gioielli, i servizi di piatti erano incompleti, non c’erano più i vestiti di marca e le pellicce, ma solo le loro custodie».

E ancora: «Gli armadi erano vuoti e anche le scarpe erano sparite». Un particolare, sulla casa di Cerreto. «Un vicino disse: inutile tentare di entrare, hanno già fatto razzia. Una coppia era stata vista fare più viaggi con scatoloni e buste». In particolare, il vicino aveva parlato di un «vecchiaccio». Nel patrimonio c’era anche una Mini Cooper e un conto corrente con almeno 70mila euro. Il 46enne è difeso dall’avvocato Carlo Angelici, mentre gli altri imputati dal legale Vincenzo Carella. Alcuni eredi della signora sono parte civile con l’avvocato Davide Mengarelli. Processo aggiornato al 19 dicembre.




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