Falsa dicotomia – Errori di Pensiero

Errori di Pensiero
di Ivo Nardi – indice articoli
Giugno 2025
Tra gli errori di pensiero più comuni, c’è: la falsa dicotomia. È come se la mente, davanti alla complessità del reale, si sentisse a disagio e cercasse rifugio in un aut-aut: o questo o quello.
Come se il mondo potesse essere ridotto a due opzioni nette, contrapposte, senza sfumature, senza vie intermedie, senza ambiguità.
Eppure, la vita raramente si lascia costringere in una scelta binaria.
La falsa dicotomia (o falso dilemma) è un errore logico in cui si presentano solo due alternative come se fossero le uniche possibili, escludendo tutte le altre opzioni reali o potenziali.
È come dire, come spesso accade in politica: “O sei con me, o sei contro di me”, ignorando che si possa essere neutrali, critici ma non ostili, o semplicemente su un altro piano.
Questo errore non è solo un difetto del ragionamento formale. È un riflesso emotivo, psicologico, culturale. È ciò che accade quando la mente, di fronte alla complessità, si irrigidisce in uno schema semplice, troppo semplice per contenere la verità.
Vediamo alcuni esempi, così da riconoscerla nella vita quotidiana:
“Se mi ami, allora devi dimostrarlo facendo questo”.
No. L’amore può esprimersi in modi diversi, e non si lascia facilmente racchiudere in condizioni binarie.
“Se non punisci tuo figlio, crescerà senza regole”.
No. Esistono metodi educativi basati sull’ascolto, sull’empatia e sulla coerenza che non passano dalla punizione.
“O ho successo, o sono un fallimento”.
No. Si può vivere in mille modi tra questi due estremi, cercando equilibrio, senso e autenticità.
La falsa dicotomia seduce perché offre un’illusione di controllo. Le sfumature ci costringono a pensare, a sostare nel dubbio, a riconoscere che potremmo non avere tutte le risposte.
Invece, il bianco e nero è più rassicurante: ci dice chi sono i buoni e chi i cattivi, cosa è giusto e cosa è sbagliato, dove andare e dove non andare. Ma a che prezzo?
Cadere nella falsa dicotomia significa spesso semplificare ciò che richiederebbe ascolto, discernimento e tempo. Ci impedisce di vedere che la verità può stare anche “in mezzo”, o addirittura fuori dai poli che abbiamo immaginato.
Molti scontri nascono non da reali incompatibilità, ma da visioni irrigidite in contrapposizioni fasulle. La capacità di dialogare si spegne quando riduciamo l’altro a un “non-me”.
La mente dicotomica tende a giudicarsi con lo stesso metro: “O sono all’altezza, o sono un disastro.” È un pensiero crudele, che cancella i progressi, ignora i tentativi, non contempla la fragilità come parte del cammino.
Quando crediamo che ci siano solo due scelte, potremmo prendere decisioni sbagliate o affrettate, senza esplorare possibilità più creative, più autentiche.
Contro la falsa dicotomia, non serve solo un buon ragionamento. Serve anche un atteggiamento interiore.
La disponibilità a rimanere nel “non so”, a sospendere il giudizio, ad accogliere l’ambivalenza. La vita non si lascia spiegare con una logica binaria. È più simile a una tavolozza che a un interruttore.
Allora possiamo imparare a chiederci:“Ci sono altre opzioni?”
Questa domanda riapre il ventaglio delle possibilità.
Rompe il vetro della rigidità.
Introduce uno spazio di pensiero che è creativo, inclusivo, dinamico.
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