Facevano usare le carte di credito rubate dai borseggiatori dividendo i profitti: tabaccai patteggiano
Hanno patteggiato i tabaccai di San Salvador (Venezia), secondo le accuse erano la “base” di borseggiatori per l’utilizzo di carte di credito rubate con spartizione al 50% dei proventi. I due tabaccai escono dal procedimento penale con cinquemila euro di multa a testa, con una condanna a 2 anni e 9 mesi di reclusione (da scontare con lavori socialmente utili) per il più giovane, e di 2 anni e sei mesi, con pena sospesa, per il padre. Il borseggiatore a capo delle operazioni è stato invece condannato a due anni e duemila euro di multa.
Si chiude così la vicenda che ha coinvolto la «Bottega della Pipa», la nota tabaccheria all’angolo di campo San Salvador, che i carabinieri di Venezia, con grande perizia e abilità, hanno dimostrato essere stata complice di alcuni borseggiatori con finti acquisti con carte di credito rubate. I militari su questo avevano costruito un solido impianto accusatorio anche con intercettazioni ambientali.
Le indagini erano iniziate nel mese di febbraio, e i militari dell’Arma hanno subito notato un’anomalia: decine di carte rubate risultavano utilizzate sempre nello stesso punto vendita. Da lì, sono partite le attività di sorveglianza e intercettazione.
Le telecamere installate all’interno del locale hanno permesso di documentare ben 109 operazioni sospette, per un valore complessivo di circa 12 mila euro. Le transazioni avvenivano sempre in maniera simile: veniva simulato un acquisto di prodotti dei Monopoli di Stato, come sigarette o marche da bollo – beni per cui non è previsto obbligo di scontrino – e la merce non veniva consegnata. I Vianello incassavano l’importo e restituivano in contanti ai borseggiatori la metà della somma, trattenendo il resto.
Le intercettazioni e l’apprendista
Le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno fornito un quadro ancora più inquietante. I due titolari avrebbero persino classificato i borseggiatori in base alla loro “produttività”, valutando chi tra loro fosse il più efficace nel trafugare carte di credito. Secondo quanto documentato dagli investigatori, padre e figlio stavano addestrando un apprendista, destinato a sostituirli a giorni alterni, spiegandogli nel dettaglio come gestire i pagamenti illeciti.
La difesa: “Sotto minaccia”
Durante l’interrogatorio davanti al pubblico ministero, uno dei due esercenti – assistito dall’avvocato Aldo Ghezzo – ha ammesso le sue responsabilità, ma ha sostenuto di essere stato vittima di un’escalation di minacce e furti da parte dei borseggiatori. Ha parlato di “clima pesante”, fatto di pressioni, intimidazioni e persino sottrazioni di merce. Una situazione che avrebbe persuaso il tabaccaio ad aderire al piano per evitare danni peggiori.
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