Marche

«Faccio ciò che dici tu»


ANCONA Il dramma di una madre. Il peso del riverbero politico. Una vicenda estremamente delicata che, inevitabilmente, è diventata di dominio pubblico. Uno tsunami emotivo ha travolto l’assessora Orlanda Latini che da martedì ha spento ogni canale di comunicazione con il mondo esterno e si è chiusa in un silenzio assordante dopo l’arresto del figlio lunedì notte per aver picchiato due infermieri al pronto soccorso e aggredito i carabinieri che tentavano di fermarlo. Un lungo silenzio. Salvo qualche contatto, via messaggio, con il sindaco e alcuni esponenti apicali del suo partito: Fratelli d’Italia. Ieri sera l’ultimo scambio con il primo cittadino. Lui: «Orlanda, lunedì ti aspettiamo al lavoro. Ci sono ancora molti progetti da portare avanti». Lei: «Sindaco, faccio quello che mi dici tu».

Il terremoto

Superato lo choc, l’assessora sembra aver ritrovato la forza d’animo per tornare ad occuparsi delle politiche cittadine che attengono alla sua delega: Famiglia, Personale, Politiche della casa. Scossa da quanto accaduto sì, ma rincuorata anche dal sostegno che ha ricevuto nei giorni scorsi da tutto il mondo politico del centrodestra e anche da parte di quello del centrosinistra. Proprio giovedì il sindaco, a margine di un incontro durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario e della Corte dei Conti Silvetti ha lanciato un messaggio forte e chiaro: «La Latini è inamovibile». Seppure il centrodestra abbia subito levato un muro di protezione attorno all’assessora, non è mancato un certo imbarazzo per il riflesso politico che la vicenda comunque ha avuto ed in qualche modo avrà. Ciò nonostante la maggioranza ha fatto quadrato e ha costruito una solida impalcatura per il rientro dell’assessora che manca dagli uffici comunali da martedì. A dirla tutta, in maggioranza, i primi giorni in tanti hanno temuto che la Latini potesse decidere di fare un passo indietro. Ma è stata lei ieri a dipanare ogni nebbia attraverso l’interlocuzione avuta con il sindaco. Al netto dell’«obbedisco» pronunciato dalla Latini, lo stesso Silvetti ha percepito nell’assessora una ritrovata sicurezza e serenità. Quella serenità traballante per cui l’opposizione ha posto la questione politica di una valutazione sulla tenuta della mamma-assessora. Il dubbio instillato ha scatenato la bagarre: il centrodestra è saltato al grido di «sciacalli». Il Pd si è spaccato.

La notte di follia

Sullo sfondo della vicenda politica, però, resta la cronaca di una notte di follia. Tra lunedì e martedì, all’una, Nicolas Cardinali, il 19enne figlio dell’assessora, sale in macchina di un 21enne accompagnato da un minorenne. Punta un coltello al fianco del conducente che s’impaurisce, accelera e si ribalta dopo aver centrato alcune auto in sosta. Usciti dalla macchina, Cardinali e altri ragazzi massacrano di botte il 21enne. Arrivano i soccorsi. I feriti arrivano in ospedale. Poco dopo arriva Cardinali che chiede di entrare per assicurarsi che il suo amico stesse bene. Permesso negato, succede il finimondo. Prende a pugni e a testate gli infermieri. Sputi e calci ai carabinieri costretti a sedarlo con il taser. La notte di Cardinali finisce in caserma.




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