Società

Fabio Fognini: “Lo sport è educativo come la scuola e la famiglia”. Il messaggio dopo l’addio al tennis

Nelle sue considerazioni, il campo non sostituisce i banchi o la casa, ma accelera l’apprendimento di regole chiare: rispetto, impegno, lavoro di squadra anche in discipline individuali, gestione di vittorie e sconfitte senza alibi.

Una traiettoria personale iniziata da bambino tra i circoli liguri e culminata nell’affermazione internazionale, con il passaggio di testimone a una generazione che oggi vede l’Italia protagonista.  L’accento resta sul binomio tra allenamento quotidiano e comportamenti, dove il merito si costruisce “un colpo alla volta”, con la stessa pazienza richiesta dallo studio e dalla vita familiare.

Le parole dopo l’ultima volée

La riflessione arriva nel momento simbolico dell’addio al tennis, annunciato da Fognini dopo una carriera ventennale segnata da picchi tecnici di alto livello e da una cifra agonistica riconoscibile. “Amo questo sport”, ha ribadito, ricordando come il tennis lo abbia “accompagnato per tutta la vita” e come il confronto ad alto livello imponga una misura quotidiana di serietà e autocontrollo.

Nel racconto pubblico, il parallelismo con scuola e famiglia non è retorico: si traduce in regole, tempi, sacrifici condivisi, dal primo allenamento al viaggio per i tornei, dalle lezioni con i maestri al sostegno silenzioso dei genitori, fino alla gestione delle pressioni mediatiche. Un’educazione sentimentale e sportiva che, nelle sue parole, diventa traccia per i ragazzi: “Servono esempi, non scorciatoie”.

Tra eredità sportiva e responsabilità sociale

Il messaggio di Fognini intercetta un tema centrale: la funzione dello sport come politica educativa diffusa, complemento di scuola e famiglia in un ecosistema che chiede adulti credibili e regole semplici. L’eredità più concreta non coincide solo con i trofei, ma con una grammatica di comportamenti: puntualità, cura del dettaglio, rispetto degli avversari e del pubblico, consapevolezza dei propri limiti.

La sfida è trasformare l’esperienza maturata in programmi per settori giovanili, scuole tennis e progetti con gli istituti scolastici, dove la dimensione educativa dello sport trovi continuità e metodo. Un cantiere che riguarda federazioni, club e amministrazioni locali, con gli atleti-simbolo chiamati a fare da ponte tra campo, aule e famiglie.


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