Export, nel 2024 Umbria tra le regioni migliori. Lo spettro dei dazi di Trump
di Daniele Bovi
L’Umbria nel 2024 è stata tra le regioni migliori per quanto riguarda l’export, con l’abbigliamento che è diventato ormai il settore con la quota più alta sul totale nazionale. Sono questi alcuni dei dati che emergono dall’ultimo report dell’Istat sulle esportazioni delle regioni italiane; documento che serve a mettere un punto sull’anno che si è chiuso da poco.
I dati Nel 2024 l’Umbria ha venduto all’estero merci per 5,905 miliardi di euro, in aumento del 5,3 per cento rispetto ai 5,608 del 2023 quando, dopo il maxi rimbalzo post Covid, si era registrata una flessione del 3,5 per cento. Davanti all’Umbria ci sono solo Toscana (+13,6), Valle D’Aosta (+11), Calabria (+9,4), Lazio (+8,5) e Molise (+5,8). Nel complesso a livello nazionale c’è stata una lieve flessione (-0,4%), frutto di dinamiche territoriali differenti: nelle Isole e nel Sud la contrazione è stata superiore al 5 per cento, mentre in tutto il Nord si va dal -1,5 al -2 per cento; il Centro è quindi la sola area del paese con un risultato positivo (+4 per cento).
I settori Cosa è successo a livello settoriale in Umbria? L’export di abbigliamento (vedi ovviamente Cucinelli, ma non solo) è cresciuto del 16 per cento, arrivando a rappresentare ormai il 3,1 per cento del totale nazionale, con un ulteriore incremento (+0,4) rispetto all’anno prima. Bene anche tutto l’agroalimentare, il cibo e le bevande, con incrementi del 12,8 per cento per il comparto agricolo e del 19 per cento per alimentari e bevande.
Acciaio e gli altri Per quanto riguarda un settore chiave come i «metalli di base», ovvero l’Arvedi-Ast, c’è una sostanziale stabilità: +1,3 per cento rispetto all’anno prima, con una quota del totale nazionale ferma sempre all’1,8 per cento. Il settore della carta, stampa e riproduzione ha poi registrato una crescita molto robusta (+18,9 per cento). Bene anche tutto il settore carta, con un aumento delle merci vendute del 19 per cento, mentre il comparto legno ha sofferto: -13,2 per tutte le merci realizzate in legno a esclusione dei mobili, che a loro volta hanno accusato una flessione dell’8,2 per cento. Infine, performance negativa anche per macchine e apparecchiature (-3,8 per cento).
Spettro dazi Per molte delle aziende umbre che si occupano di questi settori c’è ora lo spettro dei dazi che potrebbe imporre l’amministrazione di Donald Trump. Come spiegato mesi fa, l’export umbro verso gli Stati Uniti vale circa 700 milioni di euro, con macchinari, apparecchiature, tessile, abbigliamento e agroalimentare che rappresentano i settori più esposti all’inasprimento delle tariffe. Tanto per fare un esempio, l’azienda Caprai nelle scorse ore ha reso noto di aver già spostato negli States un numero di bottiglie sufficienti a coprire le vendite fino al primo trimestre 2026. Vino sul quale il presidente Usa potrebbe imporre dazi fino al 200 per cento.
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