Calabria

Ex Ilva: meno fondi per il polo Dri in Calabria, si valuta ruolo privati

Scende ancora la quota a disposizione della società pubblica Dri d’Italia (Invitalia) per la costruzione del primo impianto di preridotto di ferro per alimentare i futuri forni elettrici di Acciaierie d’Italia, l’ex Ilva. Con il Governo Draghi era stato stanziato un miliardo di euro e l’impianto sarebbe stato gestito dalla stessa Dri d’Italia. Il Governo Meloni, per evitare la strettoia del Pnrr, ovvero l’ultimazione delle opere entro 2026, e quindi il rischio di non riuscire a realizzare l’impianto del preridotto in tempo utile, ha spostato il miliardo dal Pnrr al Fondo di sviluppo e coesione delegandolo al ministero dell’Ambiente.

Nei mesi scorsi, Dri d’Italia e ministero dell’Ambiente hanno anche cominciato a discutere di una convenzione sull’uso del miliardo. Nel frattempo, però, la legge di Bilancio 2025 ha apportato un primo taglio di 80 milioni circa alla dote di un miliardo, aspetto passato sostanzialmente sotto silenzio, mentre adesso, confermano fonti vicine al dossier, la legge di Bilancio 2026 ha limato la dote rimasta di altri 260 milioni circa.

E quindi del miliardo previsto a suo tempo, a oggi – stando alle bozze della legge di Bilancio 2026 – sarebbero rimasti circa 650-660 milioni. Insufficienti a costruire un impianto Dri, visto che quota circa un miliardo.

Secondo fonti vicine al dossier interpellata da AGI, la riduzione dei fondi per il primo Dri potrebbe però essere spiegata con il fatto che l’avvio operativo del progetto è ancora lontano. Ma ancor più importante sarebbe una seconda ragione, ovvero che il decreto legge numero 92 del 26 giugno scorso, convertito nella legge numero 113 dell’1 agosto 2025, ha previsto che «la società costituita», appunto Dri d’Italia, «può procedere alla realizzazione e alla gestione dell’impianto mediante selezione di socio privato ai sensi dell’articolo 17 del testo unico in materia di società a partecipazione pubblica». In sostanza, il Governo prefigura nella partita del preridotto l’inserimento del privato accanto al pubblico. E quindi le risorse tolte adesso, potrebbero eventualmente venire dal partner privato.

«Si sta valutando con Invitalia, che avrà un ruolo di stazione di committenza, come fare la gara di appalto per l’impianto del preridotto – spiegano fonti vicine al dossier -. Sarà, probabilmente, una gara per l’individuazione di un socio privato e non più una gara per l’affidamento della realizzazione dell’impianto. Con la legge dell’1 agosto che ha tolto l’obbligo dell’uso dell’idrogeno da fonti rinnovabili per il Dri e individuato l’ipotesi alternativa della scelta di un socio privato per la realizzazione e gestione dell’impianto, si sta anche valutando questo».

La riduzione di fondi rispetto al budget iniziale potrebbe quindi collegarsi al mutato scenario per il Dri. Anche perchè nel frattempo è diventata incerta anche l’ubicazione dell’impianto, inserito in un vero e proprio polo Dri a servizio degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia di Taranto (tre forni elettrici) e di Genova (un forno elettrico). Inizialmente questo polo, strutturato con quattro impianti Dri secondo il piano dei commissari di Acciaierie d’Italia, doveva sorgere a Taranto, ma l’indisponibilità del Comune ad accogliere una nave di rigassificazione per alimentare sia i forni elettrici che i Dri – si prevede un consumo di 5 miliardi di metri cubi di gas l’anno -, ha fatto venir meno la location Taranto facendo emergere l’area alternativa del porto di Gioia Tauro, dove ad agosto c’è stato anche un sopralluogo del ministro delle Imprese, Adolfo Urso, presenti gli amministratori locali e regionali. Area che il comitato tecnico insediato al Mimit ha giudicato tecnicamente fattibile ai fini dell’insediamento del pol Dri, anche perchè a Gioia Tauro è già previsto un rigassificatore terrestre. Un mese fa, nella sua offerta di servizi per Acciaierie d’Italia, il gruppo Renexia – attivo negli impianti eolici offshore – si è candidato a costruire e a gestire sia il rigassificatore terrestre, che gli impianti Dri in Calabria.

Secondo la proposta di Renexia, il rigassificatore in Calabria avrà una capacità massima di 10 miliardi di metri cubi mentre gli impianti di Dri produrranno 6 milioni di tonnellate di preridotto l’anno. Il gas liquido che il rigassificatore convertirà nello stato gassoso per alimentare gli impianti di Dri, proverrà dagli Usa. Dei 10 miliardi di metri cubi annui del rigassificatore, 3 miliardi sono previsti per l’ex Ilva.

I Dri in Calabria saranno due – si legge nella proposta di Renexia – e alimenteranno sia Taranto che potenzialmente il Nord. I pellet arriveranno dal Brasile. Cento gli addetti stimati per il rigassificatore (un miliardo di investimento), 6-700, invece, gli addetti al Dri, che richiederà un investimento di,3,2 miliardi.


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