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Evasione, nel 2024 riscosso solo il 17,7% di quanto scoperto dal fisco. E le imprese controllate sono una su 70

Solo il 17,7% dell’importo dell’evasione scoperta nel 2024 si è tradotto in incassi effettivi da parte del Fisco. È quanto emerge dall’analisi realizzata dalla Corte dei Conti nei volumi che accompagnano la relazione sul Rendiconto generale dello Stato: a fronte di 72,3 miliardi di evasione accertata lo scorso anno, si legge, a essere stati versati concretamente sono solo 12,8 miliardi. All’interno del dato generale emerge poi che quando l’accertamento sfocia in un’iscrizione a ruolo, cioè in una cartella esattoriale, la percentuale di incasso crolla al 3,1%: 40,7 miliardi sono gli importi dovuti, solo 1,3 quelli versati. Le cause di questa situazione, sottolinea la Corte, “dovrebbero formare oggetto di attenta analisi, essendo altamente probabile una loro correlazione a radicate aspettative di successive rottamazioni o al convincimento di poter eludere la successiva azione esecutiva”. Insomma, non si paga perché si è convinti di trovare in futuro un modo per non pagare, o almeno di pagare una somma inferiore a quella richiesta.

La percentuale di riscossione del 17,7% è comunque in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al 2023, quando era stata del 17,4%, ma in calo di tre punti esatti rispetto al 2022 (20,7%), anno in cui, a ottobre, è entrato in carica il governo Meloni. L’evasione accertata, pari a 72,3 miliardi, risulta invece in diminuzione (-2,1%) rispetto agli aumenti registrati nel 2023 (+36,6%) e nel 2022 (+19,2%). L’analisi riporta anche che solo l’1,4% delle attività imprenditoriali e professionali viene controllata ogni anno dal fisco: appena 129mila su nove milioni nel 2024, cioè una su settanta. Tradotto in termini temporali, con questi ritmi per completare la rotazione e fare un check su tutte le attività presenti in Italia sarebbero necessari settant’anni. Un dato, avvertono i giudici contabili, di “grande rilievo ai fini dell’effettiva deterrenza che l’azione di accertamento sostanziale esercita sul comportamento dei contribuenti medesimi”: banalmente, sapere di correre un rischio molto basso di controlli non invoglia a comportarsi bene.

I dati smentiscono la narrazione della premier Giorgia Meloni, che ha rivendicato “i risultati migliori nella storia nella lotta all’evasione” basandosi sul totale delle risorse recuperate dall’Agenzia delle Entrate nel 2024 (26,3 miliardi). Quel dato, però, comprende misure straordinarie come definizioni agevolate e rottamazioni, che non dicono nulla sulla reale capacità di contrastare l’evasione e anzi, come sottolinea la Corte dei conti, invogliano i contribuenti a non versare, in attesa della prossima sanatoria. Proprio i condoni fiscali sono diventati il marchio di fabbrica di questo governo: nei primi due anni sono stati una ventina, la maggior parte infilati nella prima legge di Bilancio nel 2022. D’altra parte, la premier aveva esordito nel suo discorso programmatico alle Camere con il motto “non disturbare chi vuole fare”: “Chi ha la forza e la volontà di fare impresa in Italia va sostenuto e agevolato, non vessato e guardato con sospetto”, aveva detto.


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