Euro troppo forte e fine dell’effetto scorte per i dazi: l’Upb taglia le stime di crescita
ROMA – Il Pil italiano crescerà meno del previsto, le tensioni commerciali con gli Stati Uniti stanno già avendo conseguenze negative sull’economia italiana. L’Ufficio parlamentare di bilancio, dopo i dati Istat sulla frenata nel secondo trimestre del Pil a -0,1% tagliano le stime di crescita del Paese sia per il 2025 sia per il 2026. Nonostante il traino del Pnnr, due fattori influenzano negativamente il sistema: il rafforzamento dell’euro e la fine dell’effetto scorte, che aveva permesso al Pil di crescere nel primo trimestre 2025 dello 0,3% trainato dalle esportazioni.


Upb taglia le stime sul Pil italiano 2025 e 2026
“L’Ufficio parlamentare di bilancio, con la nota congiunturale di agosto 2025, rivede rispetto ad aprile scorso le stime sulla crescita dell’economia italiana, prevista ora allo 0,5% sia quest’anno sia nel 2026”. È quanto si legge nel comunicato dell’Upb. “Le lievi revisioni al ribasso (0,1 per cento sul 2025 e 0,2 sul prossimo anno) – si legge – sono dovute al dato più negativo rispetto alle attese sul Pil del secondo trimestre e al notevole apprezzamento dell’euro sul dollaro. I rischi delle previsioni sono complessivamente orientati al ribasso, a causa del protezionismo e di possibili slittamenti sulla realizzazione delle opere del Pnrr”. Inoltre, l’ente sottolinea che “in questa nota congiunturale, lo scenario preso a riferimento non tiene conto dei possibili effetti dell’accordo Ue-Usa sui dazi al 15 per cento, i cui contenuti specifici sono ancora da definire con chiarezza”.
Euro forte ed effetto dazi
La frenata nel secondo trimestre (-0,1% dallo 0,3% del trimestre precedente) dipende principalmente dalla contrazione della componente estera della domanda che ha più che annullato l’andamento positivo delle spese per consumi e investimenti lordi. Nel primo trimestre 2025 “il buon andamento dell’export ha dato una spinta dello 0,1% alla crescita del Pil, con una dinamica che ha solo anticipato il flusso di merci verso gli Stati Uniti prima dei nuovi dazi, sottraendo quelli che si sarebbero realizzati nel secondo trimestre, che ha registrato infatti dati negativi”. È la fine dell’effetto scorte, ossia l’aumento della domanda dall’estero nel primo trimestre 2025 per anticipare i dazi.
Lo scarto negativo sul 2026 rispetto allo scenario di aprile, nonostante il previsto rafforzamento degli investimenti trainati dal Pnrr, sconta anche “il deterioramento degli scambi con l’estero, che ha principalmente risentito del netto apprezzamento dell’euro che riduce la competitività di prezzo e frena le esportazioni nette”.
Buone attese su occupazione e inflazione
L’Upb segnala nel suo documento “buone attese” per quanto riguarda lavoro e occupazione, “dove si attende nel biennio 2025-26 un aumento medio dello 0,5% in termini di unità di lavoro standard (Ula), incorporando un ridimensionamento delle ore lavorate”. L’inflazione dovrebbe subire un moderato aumento nel biennio di previsione ma attestarsi in media a +1,8%, al di sotto dell’obiettivo della Banca centrale europea del 2%
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