Cultura

Esprimere se stessi con lo strumento, la parola chiave? Attitude!

Il suono personale nasce da “attitude” e consapevolezza: studiare tecnica va bene, ma serve anche il proprio tocco unico.

Quando si parla di suonare uno strumento musicale, nel mio caso specifico la chitarra, si parla di tecnica, accordi, scale ecc… si parla poi spesso di suono ma si tende a trascurare un fattore che secondo me fondamentale, l’attitude, la propria personalità, che viene si dalla costruzione del suono e dalla scelta dello strumento, ma prima di tutto viene da noi e dalle nostre mani.

Quante volte vi è capitato di sentire un artista, provare a ricreare il suo rig e dire: “Però non suona così!”, oppure di aver avuto la fortuna di provare l’attrezzatura di persona di un artista e non avere quel suono?

Qui si nasconde il vero “segreto”. Durante gli anni di studio, live e di insegnamento, in quella che è la mia esperienza, mi sono reso conto di quanto questo fattore sia importante, il primo metro di misura e quello più importante che abbiamo sono le nostre orecchie, che spesso andiamo a sostituire con la vista, o al “sentito dire”, cercare di replicare non è un errore ma se non ci mettiamo il nostro modo, la nostra interpretazione, risulteremo sempre delle “brute copie”.

Avere “paura di noi stessi” e pensare di non essere abbastanza sono tendenzialmente i blocchi che fanno apparire i paraocchi, non sono da sottovalutare ma semplicemente da affrontare nel modo corretto.

Per prima cosa non dimenticate che suonare è una passione e un divertimento e nel momento in cui tutto questo si trasforma in un lavoro, sono due fattori da non dimenticare mai, questa è una cosa che tengo sempre a mente, anche durante le mie lezioni, da davvero una spinta in più al nostro playing!

Sperimentate, lanciatevi in nuove esperienze, sia per quanto riguarda i generi musicali, sia per quanto riguarda il live, c’è sempre da imparare, questo non vuol dire che vi deve per forza piacere il Metal o il Jazz ecc.. ma buttando giù i paraocchi potete sempre imparare “rubare” e rendere il vostro playing personale, non è solo importante scegliere un genere preferito ma renderlo personale.

Qui nasce la domanda, “ma come posso rendere il mio playing personale?” Per prima cosa non bisogna aver paura di fare “male” al nostro strumento, spesso la paura di sbagliare la frase o la nota, ci portano a suonare piano, magari perfetto ma senza un minimo di personalità, il risultato? Un esercizio fatto bene.

Ricordiamoci che gli strumenti non si fanno male (voce esclusa), se cerchiamo di spingere un po’ di più, se suoniamo più forte o estendiamo il movimento delle nostre mani, ad esempio, viene spesso detto che per suonare una frase veloce e in maniera fluida bisogna cercare “l’economia dei movimenti”, cosa assolutamente corretta, ma perché non cercare anche il suono?

Ad esempio invece che cercare di muovere poco le mani, creare dei movimenti ampi che all’inizio ci diano tanto volume anche se poca velocità, non è solo il movimento ampio, è come attacchiamo la nota, o la corda, cercando di farla suonare come ce l’abbiamo in testa noi e non solo di suonarla in un certo modo “perché mi hanno detto che si fa così”; lo step successivo è cercare di avere la stessa pronuncia ma riducendo il movimento e soprattutto senza dimenticarsi gli accenti che sono fondamentali per avere personalità, ma possiamo avere la stessa potenza ed esplosività anche se riduciamo i movimenti, in modo tale da acquisire si la velocità ma senza perdere la nostra attitude in esecuzione.

Parto dal presupposto che io tendo ad essere pignolo ma durante gli anni ho imparato una cosa, ogni tanto ci si focalizza su 2 note o un accordo in particolare, “perché proprio quello non mi viene”, oppure si suona un brano e nella testa si inizia a pensare “aiuto, ora arriva quella parte”, cose che fanno cadere il playing e che rallentano il processo di apprendimento.

Non sto dicendo di non imparare a fare bene le cose ma di spostare il focus nello studio, mettete assieme tutto il brano o tutta la frase, se si sbagliano 2 note o un accordo, si va avanti, una volta capita l’essenza del brano e di come volete renderlo e suonarlo, ci mettete il vostro modo di suonarlo, con il vostro grip e il vostro approccio allo strumento.

Infine, una volta fatto tutto questo, ci si concentra sul perfezionare quello che non riesce bene, in modo tale da assorbirlo in maniera più veloce e dargli subito la vostra impronta, a quel punto su quel brano sarete voi a dominare lo strumento e non lo strumento a dominare voi.


La redazione di Musicoff è felice di dare il benvenuto ad Alex Pederiva – oggi ottimo musicista affermato e a suo tempo uno dei primi “Musicoff Young” – che con questo articolo inaugura la sua prima rubrica sulle nostre pagine.




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