Liguria

Esplosioni nei depositi chimici di Calenzano: due morti e tre dispersi. Scoppia la polemica sugli impianti liguri


Genova. Due morti, tre dispersi e nove feriti. Questo il primo bilancio del drammatico incidente industriale avvenuto questa mattina presso il deposito Eni di Calenzano, vicino a Firenze, dove si è verificata una forte esplosione presso gli impianti di carico a cui ha fatto seguito un incendio.

Come riportano le agenzie di stampa nazionali, nel giro di pochi minuti sono arrivati i vigili del fuoco della zona che hanno domato le fiamme prima che aggredissero altre strutture dell’impianto. In tutto nove squadre, con rinforzi da tutte le province toscane. Attivato il piano di emergenza esterno, mentre il vicino casello della A1 è rimasto chiuso per tutto l’intervento in termini precauzionali.

Secondo le testimonianze l’esplosione è stata fortissima: è stata udita in praticamente tutte le città della zona, mentre le finestre degli edifici limitrofi all’impianto sono andati in frantumi. Dopo una densa colonna di fumo si è alzata nel cielo, visibile a chilometri di dista. Nei minuti successivi grandissima preoccupazione per la popolazione del centro abitato, distante solamente 400 metri dal luogo dell’incidente.

E mentre l’emergenza è ancora in corso, e il bilancio purtroppo non ancora chiuso, l’episodio porta in Liguria una nuova polemica politica sugli impianti a rischio di incidente rilevante della nostra regione, rigassificatore su tutti. “Non conosciamo ancora le dinamiche precise di questo incidente, ma una cosa è chiara: quando infrastrutture pericolose come depositi di gas, rigassificatori o altre installazioni energetiche vengono realizzate a ridosso dei centri abitati, si espongono le persone a rischi inaccettabili – ha commentato il consigliere regionale Gianni Pastorino – L’esplosione di Calenzano è avvenuta vicino a un centro commerciale, dimostrando quanto possa essere devastante portare strutture di questo tipo a ridosso delle case, delle attività produttive e dei luoghi di vita quotidiana”

“Chi difende il rigassificatore di Vado Ligure dirà che è distante dalla costa, ma non racconta la verità sull’enorme impatto che avrà sull’entroterra, sulle attività produttive e sull’ambiente – aggiunge – La Liguria e Genova hanno già pagato un prezzo altissimo in termini di disastri industriali: dal disastro di Fegino con lo sversamento di petrolio del 2016, alle molteplici situazioni critiche che continuano a mettere in pericolo persone e territori.Se le giunte di centrodestra decidessero di fare un passo indietro sulla questione del rigassificatore, sarebbe merito delle migliaia di cittadine e cittadini che, non solo nel savonese, si sono opposti con forza e determinazione a un progetto pericoloso e fallimentare. Dobbiamo smettere di pensare che queste infrastrutture possano convivere con i territori abitati. I fatti di Firenze sono un monito: la tutela della sicurezza delle cittadine e dei cittadini e dell’ambiente deve venire prima di tutto. La Liguria non può permettersi ulteriori rischi e devastazioni“.

L’incidente di questa mattina ha poi riportato alla memoria dei genovesi la terrible mattina del 15 maggio del 1987, quando un incidente simile avvenne presso i depositi chimici di Carmagnani, a Multedo, uccidendo quattro lavoratori dell’impianto, con fiamme alte 12 metri a pochissima distanza dai palazzi. Da lì la lunga vertenza per lo spostamento dell’impianto, con il progetto di dislocamento nel porto di Sampierdarena. Un progetto che però, oltre a trovare diversi intoppi procedurali (e raccogliendo diversi ricorsi contro), oggi è ancora in stand by, mentre da sempre più comitati e gruppi di residenti continua a farsi largo l’opzione zero. Oggi con un motivo in più.




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »