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Esercitazione, gioco mentale o nuova strategia: i dubbi sulle mosse Cinesi a Taiwan


Esercitazione, gioco mentale o nuova strategia: i dubbi sulle mosse Cinesi a Taiwan

Una maxi esercitazione militare, un gioco mentale oppure una nuova strategia? Si moltiplicano i dubbi degli analisti in merito alle manovre militari che la Cina sta effettuando in un’area che si estende per centinaia di chilometri al largo delle sue coste, tra il Mar Cinese Meridionale e il Pacifico occidentale. I riflettori sono ovviamente puntati su Taiwan, che nelle ultime 24 ore ha avvistato 53 aerei e 19 navi da guerra cinesi nell’omonimo Stretto che separa l’isola dalla terraferma, ma non ha rilevato attività di fuoco vivo come nelle precedenti esercitazioni. Allo stesso tempo, la Cina non ha formalmente fatto annunci mantenendo un curioso silenzio. Che cosa sta succedendo?

Le mosse della Cina

Su Tzu Yun, ricercatore dell’Istituto di ricerca per la difesa e la sicurezza nazionale del ministero della Difesa di Taiwan, ha spiegato all’agenzia Central News Agency che il mancato annuncio da parte della Cina di attività militari nello Stretto, nonché la designazione di spazi aerei riservati, sarebbero “giochi mentali” pensati per aumentare la pressione sull’isola. I funzionari di Tipei hanno segnalato sette zone d’interdizione aerea a est delle province cinesi di Fujian e Zhejiang e la presenza di 90 navi cinesi nella regione. A quanto riferito da fonti taiwanesi, si tratterebbe del più grande dispiegamento di forze cinesi attorno a Taiwan dal 1996, anno in cui Pechino organizzò esercitazioni militari su vasta scala prima delle elezioni presidenziali a Taipei.

Accanto all’ipotesi del gioco mentale troviamo un’altra versione interessante su quanto sta accadendo. Il tenente generale taiwanese Hsieh Jih Sheng ha fatto sapere che la Marina cinese starebbe creando due muri virtuali per isolare quella che il Dragone considera una provincia ribelle. Il sito Us News, citando un funzionario della Difesa statunitense, ha scritto che l’ultimo schieramento di navi da parte di Pechino nel Mar Cinese Orientale e Meridionale è elevato, ma in linea con altre grandi esercitazioni tenute in passato. “Le attività dei separatisti indipendentisti di Taiwan e il sostegno e l’incoraggiamento da parte di forze esterne sono ciò che mina la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan“, si è limitata a dichiarare Mao Ning, portavoce del ministero degli Esteri cinese rispondendo alle domande della stampa nel briefing quotidiano.

A cosa punta Pechino

Sostenere il principio di una sola Cina è fondamentale per mantenere la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan“, ha aggiunto Mao. Lin Ying Yu, professore associato all’Istituto Superiore di Affari Internazionali e Studi Strategici dell’Università Tamkang, attribuisce invece la discrezione di Pechino sulle ultime manovre ai commenti non particolarmente “provocatori” rilasciati dal presidente di Taipei, William Lai, durante la sua missione nel Pacifico.

Lin ha inoltre aggiunto che le attività militari cinesi potrebbero anche non essere dirette contro Taiwan, ipotesi condivisa da un funzionario della sicurezza di Taipei. Secondo la fonte, l’ultimo dispiegamento delle forze armate cinesi avrebbe richiesto almeno 70 giorni di preparazione.

Se così fosse, queste manovre non sarebbero altro che una dimostrazione di forza nei confronti degli Stati Uniti e di altri Paesi nell’Indo-Pacifico piuttosto che una rappresaglia contro il viaggio di Lai, utilizzato esclusivamente come “pretesto“.


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