Basilicata

Ergastolo alla nonna del neonato trovato morto tra gli scogli del porto di Villa San Giovanni

La Corte di Assise di Reggio Calabria ha condannato all’ergastolo Anna Maria Panzera, la nonna del neonato trovato morto tra gli scogli del porticciolo di Villa San Giovanni


REGGIO CALABRIA – La Corte di Assise di Reggio Calabria presieduta dal giudice togato Tommasina Cotroneo, dopo un procedimento in corso dal mese di gennaio, ha inflitto la pena dell’ergastolo alla quarantenne Anna Maria Panzera per l’omicidio del neonato trovato morto tra gli scogli del porticciolo di Villa San Giovanni.
La donna è la nonna del piccolo che venne rinvenuto cadavere nel maggio del 2024 con ancora il cordone ombelicale intorno al collo e chiuso all’interno di uno zainetto nei pressi dei traghetti per la Sicilia.

La mamma del piccolo, una ragazzina 13enne, era stata immediatamente ricoverata in ospedale perché affetta da setticemia, a seguito del parto che sarebbe avvenuto proprio a ridosso del ritrovamento del neonato. Inquirenti e gli investigatori avevano poi reperito molti dettagli sull’ambiente degradato nel quale la ragazzina era rimasta incinta. Le indagini successivamente portarono al fermo della madre della 13enne, la quarantenne Anna Maria Panzera mentre gli esiti dell’autopsia accertavano che il bimbo era stato soppresso presumibilmente per soffocamento subito dopo la nascita.

NEONATO TROVATO MORTO TRA GLI SCOGLI DI VILLA SAN GIOVANNI, LA NONNA CONDANNATA, IL NONNO ESTRANEI AI FATTI

Il padre della tredicenne invece risulta completamente estraneo alla vicenda perché da alcuni anni viveva lontano dalla Calabria in Toscana. Il provvedimento di fermo era stato emesso dalla procura di Reggio Calabria ed eseguito dalla squadra mobile e dai carabinieri.

Inquirenti e gli investigatori avevano poi fornito molti dettagli sull’ambiente degradato nel quale la ragazzina era rimasta incinta. Le indagini successivamente portarono al fermo della madre della 13enne, la quarantenne Anna Maria Panzera mentre gli esiti dell’autopsia accertavano che il bimbo era stato soppresso presumibilmente per soffocamento subito dopo la nascita.
Il padre della tredicenne invece risulta completamente estraneo alla vicenda perché da alcuni anni viveva lontano dalla Calabria in Toscana.


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