Eredità contesa da trenta anni, la Cassazione chiude il caso: “Appello presentato troppo tardi”
Eredità contestata, dopo 30 anni la Cassazione mette fine al contenzioso civile tra due sorelle e altri parenti.
Le due sorelle si sono battute in tribunale per trenta anni, contestando la divisione ereditaria stipulata con rogito notarile il 9 novembre 1991, riguardante i beni provenienti dalle successioni del nonno, del padre e del fratello. Appena un anno dopo una delle due sorelle aveva citato l’altra dinanzi al Tribunale di Spoleto, chiedendo la rescissione dell’accordo per lesione oltre il quarto, sostenendo di aver subito uno svantaggio nella spartizione e chiedendo una nuova formazione delle quote, incluso il conguaglio per una villa a Rimini e un appartamento a Spoleto.
Dopo un primo grado conclusosi con il rigetto delle domande, il processo si era arenato e il Tribunale di Spoleto ne aveva dichiarato l’estinzione. Una pronuncia che, divenuta irrevocabile, ha rappresentato il punto cruciale su cui si è incentrata la decisione della Cassazione.
La sorella che aveva introdotto il giudizio, infatti, aveva anche proposto appello contro la sentenza non definitiva del 2000, ma lo aveva fatto solo nel 2014, ritenendo che il termine per impugnarla iniziasse a decorrere solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza che aveva dichiarato l’estinzione del processo.
La Corte d’appello di Perugia, invece, aveva deciso nel merito, riformando parzialmente la decisione di primo grado, ma rigettando comunque la domanda di rescissione. Avverso tale sentenza, la donna aveva proposto ricorso per Cassazione, basato su quattro motivi.
La Suprema Corte ha rilevato d’ufficio una questione preliminare di inammissibilità, ribaltando completamente l’impostazione della ricorrente. La Corte ha chiarito che l’appello avverso una sentenza non definitiva (per la quale era stata fatta riserva) deve essere proposto unitamente all’impugnazione della sentenza che definisce il giudizio.
Poiché la sentenza di estinzione del processo era stata confermata con una sentenza irrevocabile, anche l’appello avverso la sentenza non definitiva del 2000 avrebbe dovuto essere proposto in quel frangente. Aspettare il 2014 lo ha reso intempestivo e inammissibile.
Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha cassato senza rinvio la sentenza della Corte d’appello di Perugia e chiuso la vicenda.
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