Marche

era in auto con i figli

CHIARAVALLE Non gli danno la precedenza, lui li prende a botte. Un modo certamente sui generis di esercitare il proprio diritto nell’interpretazione del Codice della Strada, costato una condanna a sei mesi di reclusione – pena sospesa – a un 31enne della Vallesina. Il fatto risale al 22 maggio 2022 e si è svolto lungo via San Bernardo. All’origine dell’alterco finito a botte vi sarebbe stato uno stop non rispettato appena fuori dal cimitero. Una coppia di 50enni di Chiaravalle (parte civile nel processo con gli avvocati Marianna Fioretti e Roberto Sabbatini) a bordo della propria auto stava uscendo dal parcheggio del cimitero, immettendosi su via San Bernardo, mentre sopraggiungeva la macchina condotta dal 31enne che, insieme a moglie e figli piccoli, tornava dal mare.

Il raptus

Nessun incidente, nessuna collisione tra i mezzi ma il clacson suonato all’impazzata dal 31enne che, secondo l’accusa, avrebbe sorpassato l’auto della coppia mettendosi di traverso e costringendola a fermarsi.

Una volta sceso, il padre di famiglia – fuori di sé – avrebbe dapprima aggredito verbalmente la coppia per non aver rispettato uno stop, poi si sarebbe accanito contro l’automobilista con calci e pugni, fino a buttarlo a terra. La moglie della vittima, intervenuta per far terminare la bagarre e difendere il marito, sarebbe stata colpita al torace e poi presa per il collo dalla moglie dell’imputato, incinta di sette mesi.

Dopo la violenta aggressione, il 31enne sarebbe risalito in auto allontanandosi, ma le vittime sono riuscite a fotografare la targa. I due coniugi si sono fatti medicare in ospedale, per la donna una prognosi di 5 giorni e 30, invece, per il marito – che ha riportato la frattura di due costole. Con le prognosi del pronto soccorso, le vittime hanno sporto denuncia presso i carabinieri, i quali. anche grazie alle telecamere comunali, sono riusciti a risalire all’identità del trentunenne.

L’uomo è finito a processo con le accuse di lesioni personali e violenza privata. Ovviamente, di fronte al giudice del Tribunale di Ancona Paola Moscaroli, l’imputato (difeso dall’avvocato Tommaso Rossi) ha cercato di ribaltare la situazione, sostenendo di essere stato aggredito lui dalla coppia e rigettando tutte le accuse. La stessa versione era stata resa dalla sua compagna, sentita in aula come testimone lo scorso ottobre: la donna aveva anche dichiarato che il 50enne aveva minacciato suo marito di volerlo uccidere e che la moglie del chiaravallese lo avrebbe avvinghiato, come a volerlo bloccare, mentre veniva picchiato. Ma il giudice, evidentemente, non ha creduto a questa ricostruzione e ha condannato il 31enne a sei mesi di reclusione, con sospensione della pena.




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