Ennesimo caso, bimbe rischiano di annegare durante la pausa pranzo. Il bagnino: “Lavorare così è impossibile”
“Il salvataggio effettuato mi ha fatto comprendere quanto sia rischioso questo lavoro. Se non ci fosse stato il mio collega non so come avrei fatto”. Sono le parole di Massimiliano Vitez, che lavora come bagnino di salvataggio presso lo stabilimento 29 di Rimini, a Marina Centro. Una professione che svolge con passione da 25 anni, ma che, negli ultimi tempi, è stata complicata dall’introduzione della normativa che prevede la pausa pranzo a torrette alternate, dalle 12.30 alle 14.30. E Vitez non è l’unico, in questi giorni, a essersi ritrovato nel bel mezzo di interventi tutt’altro che banali.
“Durante la pausa pranzo di ieri, lunedì 4 agosto, ero solo a sorvegliare 300 metri di spiaggia – racconta l’uomo, 51 anni, ai microfoni di RiminiToday -. Dato che il mare era piuttosto agitato ho deciso di prendere il largo con il moscone, così da fare sorveglianza da lì. Davanti alla torretta del mio collega del 27, che in quel momento era in pausa, ho notato due bambine trascinate dalla corrente: non avevano più di 12 anni. Erano sole, in mezzo alle onde, e non riuscivano a tornare a riva. Le ho raggiunte nell’immediato”.
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Le bambine, prosegue il bagnino, si trovavano a circa 100 metri dal bagnasciuga. “Erano talmente impaurite che ho fatto fatica a convincerle ad attaccarsi al moscone – svela -. Persino dopo averle convinte mi sono trovato in difficoltà a rientrare col moscone, a causa della corrente. Fortunatamente è venuto in mio soccorso il collega del 23, Elia Vannucci. Anche lui stava coprendo 300 metri di spiaggia. Si è precipitato in mare a piedi, venendomi incontro e prendendo le bambine in braccio lì dove si toccava. Abbiamo scoperto che erano due turiste che stavano alla spiaggia libera di piazzale Kennedy. La madre, che non si era accorta di nulla, quando le ha viste è scoppiata a piangere a dirotto”.
Il collega Vannucci, aggiunge il 51enne, avrebbe poi spiegato alla donna i rischi dell’aver lasciato che le figlie facessero il bagno, specie in una giornata con la bandiera rossa come quella di lunedì 4 agosto. “Questo intervento mi ha fatto scontrare con i pericoli che corro quando svolgo il mio lavoro – chiosa Vitez -. Io e i miei colleghi rischiamo ogni giorno nel fare interventi del genere con 300 metri di costa da sorvegliare. Tutto questo non dovrebbe succedere”.
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