Economia

Eni-Versalis: firmato il piano che divide

Roma – Chimica, si volta pagina. Almeno stando al piano che ieri sera è stato firmato da tutti i sindacati, tranne la Cgil, per la riconversione delle fabbriche che fanno parte di Versalis, la società petrolchimica di Eni. Dubbi da parte anche delle Regioni Emilia Romagna e Puglia. Aspetto che potrebbe complicare l’iter per le trasformazioni degli impianti.

Per il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si tratta di «una tappa fondamentale per il futuro sostenibile della chimica in Italia». Una firma che arriva dopo mesi di confronto e proteste da parte dei sindacati, preoccupati da quella che è stata rappresentata come una dismissione di un settore strategico che, tra diretti e indotto, occupa più di 20 mila persone. Il piano prevede «la ristrutturazione della chimica di base, con la fermata degli impianti di cracking – dicono dal ministero – e lo sviluppo delle nuove piattaforme sostenibili della chimica circolare, bio e specializzata». Due gli impianti che chiuderanno, Ragusa e Brindisi.

Gli effetti si sentiranno sul quadrilatero dei siti di Porto Marghera, Mantova, Ravella e Ferrara. In Puglia sorgerà una gigafactory sviluppata in collaborazione con Seri Industrial. Cinque anni per realizzare il piano, 2 miliardi di investimenti e occupazione mantenuta secondo Versalis. Se per Nora Garofalo della Femca-Cisl il piano salvaguarda «l’intensità industriale e occupazionale», per Pino Gesmundo della Cgil è tutto da verificare: «Non ci sono garanzie, si smantella la chimica di base».


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