Economia

Energia: 3.000 miliardi di investimenti globali nel 2024, solo il 25% ai Paesi emergenti


Nel 2024 gli investimenti globali legati all’energia hanno superato i 3.000 miliardi di dollari, ma solo un quarto è stato destinato ai mercati emergenti e alle economie in via di sviluppo (Emde), escludendo la Cina. Una quota in calo in termini reali rispetto a un decennio fa. A frenare gli investimenti è soprattutto il costo del capitale, troppo elevato rispetto ai livelli registrati nelle economie avanzate. Il problema è particolarmente critico per i progetti di energia pulita, dove i costi iniziali sono molto alti e i ritorni si basano su lunghi orizzonti temporali.

Proprio per monitorare questo divario, l’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha avviato nel 2022 il Cost of Capital Observatory, che nel 2024 arriva alla sua terza edizione, ampliando il campo d’indagine sia a livello tecnologico sia geografico. L’analisi, basata su dati provenienti da aziende che hanno finanziato o sviluppato oltre 1.700 progetti, include per la prima volta anche il settore idroelettrico e un focus esteso sul Sud-Est asiatico, una delle regioni con la crescita più rapida della domanda energetica mondiale. I risultati confermano che il costo del capitale per progetti di rinnovabili e batterie nei Paesi Emde è almeno il doppio rispetto a quello dei Paesi Ocse, con picchi che arrivano fino al triplo. Il 2024 ha visto un aumento generalizzato dei tassi in quasi tutti i mercati, spinto da fattori locali come l’aumento dei tassi di interesse nazionali o l’instabilità normativa.

Il costo medio ponderato del capitale per progetti utility-scale a batteria risulta simile a quello degli impianti fotovoltaici standalone, anche perché le batterie sono ormai spesso abbinate a impianti solari o eolici. Grazie al calo dei costi (oltre il 70% in un decennio) e alla diffusione della generazione distribuita, le batterie sono diventate una delle tecnologie più dinamiche della transizione energetica, capaci di offrire flessibilità, stabilità di rete e copertura dei picchi serali.

Ma non è solo una questione tecnica o finanziaria. Dall’indagine Iea emergono con chiarezza i principali fattori di rischio che pesano sulle decisioni degli investitori: instabilità regolatoria, incertezza politica e difficoltà di bancabilità dei progetti. I rischi regolatori – legati a cambiamenti normativi, ritardi nei permessi o condizioni incerte di mercato – sono stati indicati come il problema numero uno nella maggior parte dei Paesi. In alcune aree, come il Sud-Est asiatico, dominano invece i rischi politici, mentre in mercati come India e Brasile questi appaiono più contenuti grazie a politiche stabili e alla maturità delle tecnologie rinnovabili.

Un altro ostacolo strutturale è rappresentato dai rischi valutari. Molti Paesi Emde hanno sistemi finanziari deboli e dipendono da finanziamenti esteri in “valute forti”, come il dollaro. Ma i ricavi dei progetti – cioè le tariffe elettriche – sono in valuta locale. Questo mismatch espone i progetti a rischi di cambio, soprattutto in caso di svalutazioni. Strumenti di copertura esistono (forward, swap, opzioni), ma sono costosi, poco diffusi e limitati nel tempo. Nonostante questo, il 75% dei finanziamenti raccolti nel campione analizzato è denominato in valuta locale.

Dopo i forti rialzi seguiti alla pandemia e alla crisi energetica del 2022, i tassi d’interesse stanno iniziando a calare in molte economie. Tuttavia, il costo del capitale nei Paesi Emde resta strutturalmente alto, e non c’è unanimità su come evolverà nel 2025. Solo il 25% degli operatori intervistati prevede una riduzione dei costi, sulla scia della maggiore maturità di eolico e solare. Oltre la metà, invece, teme ulteriori aumenti, complici l’incertezza macroeconomica e i tassi Usa ancora elevati.

Nel 2023, il 90% degli intervistati si aspettava un rialzo imminente. Il dato del 2024 mostra un maggiore ottimismo, ma anche una crescente frammentazione delle aspettative: segnale che, per rendere attrattivi gli investimenti in energia nei Paesi emergenti, non basta attendere un miglioramento delle condizioni globali, ma servono riforme locali, strumenti finanziari più accessibili e una cornice normativa più stabile e trasparente.


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