Emanuela Orlandi, torna l’ipotesi dello scambio di persona con la figlia dell’aiutante di camera Papa Giovanni Paolo II. All’epoca del rapimento il maggiordomo era turbato
Continua con due nuove audizioni il lavoro della commissione parlamentare di inchiesta che indaga sui misteri delle scomparse di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori.
Le nuove audizioni e le piste “interne”
Si è scelto stavolta di dare la parola a due persone vicine a quel mondo a tratti fiabesco in cui nacquero i figli di Ettore Orlandi e Maria Pezzano: il Vaticano, protetti da tutto ciò che era al di fuori delle mura leonine e oltre il Tevere, o almeno così pensavano. Del resto, lo ricordiamo, proprio in quei giardini vaticani Emanuela Orlandi avrebbe ricevuto quelle strane “avances da uno vicino al Papa” come emerso dalla testimonianza di una sua cara amica d’infanzia (la sola a cui lo avrebbe raccontato) che è stata rintracciata dal giornalista Tommaso Nelli (che lo ha riportato nel suo libro) prima e dai produttori della serie Netflix “Vatican Girl”, in un secondo momento.
Annamaria Gusso
E proprio tra quelle mura viveva una delle persone che i commissari di Palazzo San Macuto hanno interrogato ieri, all’epoca dei fatti molto vicina alla cittadina vaticana inspiegabilmente scomparsa il 22 giugno del 1983. Si tratta di Annamaria Gusso, amica della comitiva dell’Azione Cattolica frequentata dal fratello e dalle sorelle di Emanuela Orlandi. Annamaria conosce da sempre gli Orlandi e conosceva altresì bene Emanuela che era molto legata a sua sorella Francesca, più piccola di qualche anno. Anche lei era “interna” al Vaticano: suo padre Giampaolo era “aiutante di camera” del Papa sin dai tempi di Papa Roncalli. Era collega quindi del papà della ragazzina scomparsa, Ettore Orlandi, anche lui messo papale e nato in Vaticano dove già suo padre Pietro aveva lavorato come stalliere. Ettore era profondamente vaticanista e legato a quel mondo e solo in punto di morte ammise i suoi sospetti su un presunto coinvolgimento dello Stato Vaticano nella scomparsa di sua figlia quando pronunciò quelle parole per lui amare: “Sono stato tradito da chi ho servito”. Io mi sono fatta l’idea di quello che dice Pietro Orlandi, dalla documentazione che lui espone, io sto con lui“, dichiara oggi a distanza di 42 anni Annamaria Gusso, “Ci sono tante piste – ha spiegato la donna che abitava in Vaticano – Londra, Magliana, io condivido quello che lui dice e anche quello che dice l’avvocato Laura Sgrò, sostengo Pietro, il suo impegno”.
Le presunte molestie
Per quanto riguarda l’ipotesi di molestie su ragazzine all’interno del Vaticano, Annamaria Gusso spiega di non saperne nulla: “No, non si sapeva nulla”, il Vaticano era considerato “un luogo sicuro, assolutamente”, “non si sapeva di queste cose”. Rispondendo alle domande dei commissari, Annamaria Gusso ha ricostruito i fatti che segnarono la sera della scomparsa di Emanuela: “Stavo a casa, aspettavamo mia sorella per cenare” visto che sua sorella “era con la comitiva e aspettavano Emanuela a Castel Sant’Angelo”. “Ho saputo della scomparsa il giorno dopo – ha continuato – mio padre lo ha saputo e, sconvolto, è venuto a casa e mi ha detto che Emanuela non aveva rincasato la sera”. “Io sono corsa giù, sono andata dagli Orlandi – ha concluso – Ho abbracciato Maria (la mamma di Emanuela ndr) e le ho detto: ‘Torna vedrai, mò tornà e ci siamo messe a piangere tutte e due”. Ha aggiunto poi, che ripensando a quel periodo “mio padre era sconvolto, non si dava pace di cosa potesse essere successo a Emanuela”, aggiungendo che il padre era preoccupato soprattutto per la sorella più piccola che all’epoca aveva 13 anni, come se la scomparsa di Emanuela potesse dare inizio a una serie di rapimenti a danno delle pochissime famiglie che vivevano in Vaticano: “Eravamo tutti preoccupati, ma sapevamo che (mia sorella ndr) stava sempre in gruppo e mai da sola”. Prima di analizzare questo punto su cui si è soffermata la commissione, ecco chi era il padre di Annamaria, Giampaolo Gusso.
I servitori del Papa
Giampaolo Gusso era nativo di Carole e partì per Roma nel 1959, seguendo il sentiero tracciato dal fratello maggiore, con il sogno nel cassetto di diventare un servitore del Papa. E riuscì a realizzarlo: dopo aver servito come maggiordomo e poi come attendente di camera pontificia Giovanni XIII, detto il Papa Buono, Gusso servì anche i successivi pontefici, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Nonostante andò poi in pensione, non mise da parte il suo impegno in Vaticano e fu membro attivo della parrocchia di Sant’Anna. Partecipò anche a una riunione all’interno dell’appartamento pontificio il giorno dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi (fonte: Il Corriere). Ieri, grazie ai ricordi della figlia Annamaria è riemersa l’ipotesi già nota all’epoca dello scambio di persona tra Emanuela e un’altra “Vatican Girl”.
L’ipotesi dello scambio di persona
Tutto ebbe inizio con una testimonianza di monsignor Francesco Saverio Salerno, alto prelato legato a Papa Wojtyla, che il 9 maggio del 1995 fece riferimento a una conversazione avvenuta “nell’appartamento pontificio, immediatamente dopo la scomparsa di Emanuela, durante la quale Angelo Gugel (maggiordomo di Wojtyla, padre di due amiche della scomparsa) si era lamentato della scarsa protezione accordata ai dipendenti vaticani e ai familiari degli stessi, riferendo che per qualche tempo la figlia Raffaella era stata seguita da sconosciuti. Faccio presente (le parole sempre di Salerno, ndr) che in ragione della notevole somiglianza fisica fra Emanuela Orlandi e Raffaella Gugel, Ercole Orlandi aveva ipotizzato con Gramendola, ufficiale dei carabinieri che seguiva il caso e che ho avuto occasione di incontrare alcune volte, la possibilità di uno scambio di persona”. (fonte: Il Mattino)
Angelo Gugel
E a questo punto tocca ricordare quanto disse il padre di Raffaella Angelo Gugel, aiutante di camera di San Giovanni Paolo II e al servizio di tre pontefici nel corso della sua quasi trentennale carriera. Gugel ha parlato per la prima volta nel 2018 in un’intervista concessa al “Faro di Roma”. Gugel fu tra coloro che il giorno che Alì Agca sparò tre colpi di pistola a Papa Wojtyla in Piazza San Pietro sdraiò il Santo Padre sul pavimento, prima di trasportarlo in ambulanza al Policlinico Gemelli. Fu tra i primi a soccorrerlo. Gugel, era veneto di Miane (Treviso), andò poi in pensione dopo un paio d’anni con Benedetto XVI, che lo sostituì con Paolo Gabriele, diventato noto come il “corvo” del caso Vatileaks e che fu arrestato accusato d’aver rubato documenti al Papa. “Me lo aspettavo. Mi era stato chiesto di addestrarlo. Ma non mi sembrava che fosse interessato a imparare”, (fonte: Il Faro di Roma) disse di lui Gugel all’epoca della fuga di notizie. Ma tornando agli anni ’80 e alla scomparsa di Emanuela, i giornali scrissero che Raffaella, la sua figlia maggiore, doveva essere rapita al posto di Emanuela Orlandi. Nella sua unica intervista rilasciata, Gugel commentò così questa ipotesi: “Assurdo. Ero in Polonia con Wojtyla quando ci fu il sequestro. Non è vero che le due ragazze frequentassero la stessa scuola. E all’ epoca la mia famiglia non risiedeva ancora in Vaticano”. Tuttavia, il maggiordomo del Papa ammise un certo turbamento in seguito alla scomparsa di Emanuela. “In seguito, per evitare a Raffaella ogni giorno lunghi tragitti in bus, preferimmo iscriverla nel convitto delle suore Maestre Pie. Ma furono le stesse precauzioni che anche Cibin, il capo della Gendarmeria, adottò per la propria figlia”.Una certa Rita Gugel, indicata come sua parente, figurava in alcune società alle quali era interessato il faccendiere Flavio Carboni, processato e assolto per l’omicidio del banchiere Roberto Calvi ma Gugel dichiarò, sempre nel 2018: “Falsità. Non la conosco. Nemmeno a Miane, dove tutti si chiamano Gugel, l’hanno mai sentita nominare”.
Anna Graziano
Ieri è stata ascoltata anche Anna Graziano, parrocchiana della Chiesa di Sant’Anna dei Palafrenieri frequentata in quegli anni da Emanuela Orlandi. La Graziano, all’epoca, era fidanzata con il fratello di Emanuela Pietro Orlandi, che da 42 anni si batte instancabilmente per conoscere la sorte di sua sorella. La donna ha scelto di secretare la sua audizione purtroppo. Come ha sempre raccontato, Pietro porta dentro anche un enorme rammarico: non aver accompagnato quel pomeriggio Emanuela a scuola di musica in moto proprio perché aveva già un impegno con la sua ragazza e anche se di certo chi aveva progettato il sequestro lo avrebbe comunque messo in atto, prima o poi, “Se l’avessi accompagnata io non sarebbe successo quel giorno, perché avrei aspettato che Emanuela entrasse a scuola”. Tutto questo perché, lo ricordiamo, la Vatican Girl quel pomeriggio appena scesa dal bus in Corso Rinascimento incappò davanti al Senato nella trappola che consentì il sequestro: la finta offerta di lavoro dell’Avon, distribuire volantini ad una sfilata di moda, per cui Emanuela potrebbe aver ingenuamente seguito chi aveva il compito di rapirla quel giorno. Che Emanuela ricevette quell’offerta è una delle poche certezze che abbiamo di quanto accadde quel giorno: non solo perché riportato da Federica, la sorella di Emanuela a cui quest’ultima telefonò dalla scuola di musica per informarla della proposta e chiedere il consenso ai genitori ma soprattutto perché anche un vigile e un poliziotto in servizio davanti al senato confermarono questa versione così come ci dicono i verbali dell’epoca e un lancio Ansa (videro Emanuela parlare con un uomo sui 35 che le mostrò il contenuto di una valigetta).
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